06/09/2013

STRADE

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Strade obbligate, strade deviate, strade eleganti e strade polverose, strade deserte o affollate, strade in discesa e strade senza fine. Che strada prendiamo nella vita non dipende sempre da noi, ma da dove siamo nati, da chi sono i nostri genitori, dagli incontri che facciamo e magari anche dalla scuola e dagli insegnanti che incrociamo. E anche dal fisico che ci portiamo addosso. Di destini più o meno segnati parleranno Francesco Abate ("Un posto anche per me") e Cristiano Cavina ("Inutile Tentare Imprigionare Sogni"), insieme all'attore Valerio Mastandrea.

L'evento "Strade" ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma.

Originariamente il suo svolgimento era previsto presso Casa del Mantegna.
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La strada può avere molte curve, ostacoli e dei lavori in corso che disturbano il viaggio, lo rallentano, lo annoiano. Le strade non sono sempre dritte, anzi, spesso hanno una curva dove dopo segue un'altra curva, poi un dosso e ancora una curva. Le strade della narrazione, così come le numerose vie in cui ci imbattiamo durante la vita, sono state le protagoniste dell'evento 86 del Festivaletteratura con Francesco Abate, Cristiano Cavina e Valerio Mastandrea. Scrivere, o meglio, narrare è come tentare la propria strada, conoscerla e viaggiare anno dopo anno, pagina dopo pagina per raggiungere un obiettivo finale. Cristiano Cavina, ad esempio, pensava di conoscere molto bene la sua: un ragazzo che non ha mai visto il padre, cresciuto dalla nonna, figlio di una ragazza madre. Il nonno contadino che gli regala una zappa, il bisnonno portalettere, la madre portalettere, la zia portalettere. «Sapevo che avrei narrato queste storie, ma non sapevo se qualcuno le avrebbe lette», e con un sorriso apre un incontro intenso, fisicamente doloroso, fatto di scuse. Scusa ragazzo grasso perché quando ti prendevo in giro era per troppa stupidità, per eccessiva paura del diverso. Scusa ragazzina magrolina e brutta, per quando non ti capivo e scusa nonna perché non ti ho salutato prima di partire e quando son tornato, pronto a raccontarti tutto, non potevi più ascoltare nulla. Francesco Abate, con un'enorme delicatezza, racconta immensi dolori semplici, dolori di tutti. La droga che ha ucciso i suoi amici («Non avevano le istruzioni per l'uso. Se avessero avuto il libretto delle istruzioni ora avrei 11 amici in più» ammette Abate commosso). Non si può fare a meno di riflettere sulle piccole storie che accadono a tutti noi, in fondo è a questo che serve leggere: a capire come vivere, a pensare come non si pensa, a mettere in pausa l'indifferenza. La bellezza delle parole di due autori e un attore smuove un intero cortile mantovano, colpisce nello stomaco come un pugno. Alzandosi dalla sedia a fine incontro, mentre tutti corrono per avere una foto dell'attore famoso, l'autografo dello scrittore e comprare l'ultimo libro, si diventa più attenti, più consapevoli. Si cerca di non inciampare sulla strada.

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