06/09/2013

NARRARE LA STORIA. I LIMITI DELLA CREAZIONE

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Polonia-Rio de Janeiro: grazie a un romanzo ardito e sorprendente, lo scrittore brasiliano Ronaldo Wrobel tende un ponte tra la tradizione ebraica e lo spirito sudamericano. Secondo romanzo del quarantacinquenne Wrobel, "Traducendo Hannah" è infatti una rievocazione della storia dimenticata del Brasile degli anni Trenta del secolo scorso, e nello stesso tempo storia d'amore e di sopravvivenza, di spionaggio e di controspionaggio. Sulla commistione tra fonti storiche e romanzo, tra realismo magico e ricerca storiografica e sull'uso dell'immaginazione Wrobel discute con Bruno Gambarotta.

Com o apoio do/con il contributo di Ministério da Cultura do Brasil /Fundaccedil;atilde;o Biblioteca Nacional
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"Traducendo Hannah", il libro che tratta una realtà tanto strana quanto concreta: la vita degli ebrei dell'Europa dell'Est niente meno che negli affollati quartieri di Rio de Janeiro. Ronaldo Wrobel è brasiliano, e scrive sotto la spinta del sentimento che sente dentro: dare valore alla storia dei suoi avi e al suo passato, trovargli il motivo d'essere per poi poter esserne orgoglioso. Di origini, appunto, est-europee, delle comunità giudee che parlavano lo yiddish e che fuggirono dalla miseria verso i sogni americani, Ronaldo scrive una storia che lascia il lettore di stucco. Il Brasile degli anni '30 è sormontato dal governo Vergas, che affianca gli enormi progressi ad un'azione politica di controllo e censura quasi ditattoriale. I personaggi sono duttili, imprevedibili, caratteristica questa che ha del pirandelliano: «Non esistono angeli o demoni, non viviamo in una favola; noi siamo, a seconda delle circostanze in cui ci ritroviamo, angeli o demoni», come dice Ronaldo. «Non ho voluto costruire personaggi rigidi, bloccati nella natura che si ritrovano ad avere. Ogni persona che anche solo interviene nel romanzo è ambigua, coplessa, così come siamo noi».
L'evento si articola quindi con quelli che sono i temi del libro, le realtà degli immigrati e il retroscena del romanzo, piuttosto che la situazione attuale del Brasile. La comunità ebrea è perfettamente integrata nell'enorme città, e le caratteristiche del paese - terra che ospita un'umanità duttile che comunica in maniera fluente, lasciandosi influenzare dalle diversità - permettono ai giudei di non avere problemi. Non sono le grandi difficoltà di integrazione o razzismo a caratterizzare le vite degli immigrati in Brasile, ma, sorprendentemente, problemi di vita quotidiana. Un vortice turbolento che porta dritto ad una realtà articolata, che non ci aspetteremmo, intrisa di casi in cui gli stereotipi vengono spezzati e la tradizione - pur sempre amata e mantenuta - riceve una svolta. È il caso delle prostitute, tema al quale il libro è molto vicino, che invece di ricevere ed accettare lo stigma che la comunità ebrea attribuirebbe loro, fondano a loro volta una comunità, ricca dei riti e della cultura giudea. Wrobel spiega, o forse è portato a farlo dagli interventi del pubblico a riguardo delle tante piccole 'perle di saggezza' delle quali il libro è costellato, che il suo intento è sempre stato quello di trasmettere, pari passo con la storia, tutta la conoscenza e la sapienza delle quali ha sempre sentito parlare durante l'infanzia, quando gli veniva raccontato, all'interno di una città calda tutto l'anno, la vita di quella gente che invece abitava paesini sperduti dell'Ucraina e della Polonia.

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