08/09/2013

STRATEGIE DI CONSERVAZIONE. I monumenti italiani da salvare, di fronte alla crisi

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L'estate scorsa i giornali hanno riportato le rimostranze dell'UNESCO nei confronti del governo italiano per la disperante situazione in cui versa Pompei. Quello del sito archeologico campano è solo il caso più eclatante dello stato delle politiche di tutela del patrimonio artistico nel nostro Paese. Al di là dei casi di incompetenza e di incuria dolosa, il problema della conservazione di opere e monumenti si aggrava a fronte di una crisi economica sempre più acuta, che dissangua le già ridotte risorse riservate a questo settore. Ma bisogna conservare tutto? Ha senso individuare delle strategie per scegliere, o perlomeno per fissare delle priorità su che cosa salvare e che cosa no, senza che questo porti alla svendita o alla dispersione di beni che sono proprietà di tutti? Ne discutono l'architetto Mario Botta e lo scrittore americano Peter Cameron, grande amante dell'arte e del paesaggio italiano.
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'Creare luoghi': questo è quanto accomuna un architetto italo-svizzero e un narratore americano. Mario Botta, architetto di fama mondiale, si occupa di costruire «l'habitat dell'uomo», mentre Peter Cameron, autore statunitense tra i più letti in Italia, crea mondi nuovi nel quale trasportare il lettore, ma anche se stesso. Questi due 'creatori di luoghi' raccontano oggi insieme a Silvio Perrella quali principi dovrebbero stare alla base di questa creazione.
Fondamentale in questo senso è farsi guidare da valori, e non solamente dalla dimensione funzionale del luogo: solo seguendo questo ideale l'architetto è in grado di «costruire per la città e non contro la città». Chi crea luoghi deve infatti considerare che nella nostra società l'ambiente, il paesaggio, il senso di appartenenza ad un luogo sono parte della nostra identità. Questo fatto è vero soprattutto in un paese come l'Italia, dove la stratificazione è ovunque evidente, dove il paesaggio «ci parla e ci fa sentire parte di una storia più vasta», dove una città come Mantova diviene una grande «enciclopedia di pietra». Ma lo stesso può valere anche per New York, che è al contrario una città in rapidissimo e costante mutamento, dove non si può ritrovare la stessa tendenza alla conservazione che si riscontra nelle città europee, dove diviene difficile affezionarsi ad un luogo perché non si sa per quanto tempo questo esisterà. 
D'altro canto però, ogni luogo, ogni paesaggio, ogni territorio è inevitabilmente sottoposto ad un incessante cambiamento ed è necessario guardarsi anche da un'irrazionale salvaguardia dettata dalla nostra cattiva coscienza. Il problema, dunque, non è più la modifica in sé, ma la qualità di tale modifica, che diviene positiva solo nel momento in cui è spinta da valori e non solo dalla funzionalità e dagli interessi privati.
E quali sono i "Luoghi del Cuore" di questi due creatori di luoghi? La basilica di San Pietro al Monte a Civate per Mario Botta, e la sua casa per Peter Cameron, perché questo, dice «è il luogo in cui tutti siamo più creativi e il luogo di cui ognuno di noi è architetto e autore».

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