04/09/2014
LAMPEDUSA, PORTA D'EUROPA
2014_09_04_028
Non sappiamo da dove partano i migranti che salgono sulle barche improvvisate che attraversano il Mediterraneo, né tanto meno chi siano o quali speranze li muovano. Sappiamo però che, per tutti, è Lampedusa la porta d'ingresso all'Europa. «A Lampaduza», scrive Davide Camarrone, «hanno messo in scena la frontiera: lo spettacolo della migrazione. Ma è dai confini, così come dalle prigioni, che si giudica uno Stato». Avamposto di un'anacronistica lotta contro gli invasori, Lampedusa è oggi insieme un'emergenza e un simbolo dell'Occidente, di cui al Festival parla, con all'autore di Lampaduza, Andrea Segre, regista di A sud di Lampedusa e Come un uomo sulla terra.
L'evento 028 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente era prevista anche la presenza del sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini.
L'evento 028 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente era prevista anche la presenza del sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini.
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Italiano
Migrazione, solidarietà, illegalità. Sono le parole chiave dell'incontro tenuto nell'Aula Magna dell'Università di Mantova dallo scrittore Davide Camarrone, accompagnato da Andrea Segre, regista e sociologo italiano. Il tema trattato dai due relatori ha appassionato il pubblico che si è messo in gioco tramite domande e critiche sul modello di accoglienza italiana. Il problema di Lampedusa, talvolta esasperato dai media, crea da un lato paura e dall'altro rabbia per la necessità di innovazione della legislazione. Come puntualizzato da Camarrone, la migrazione non è un evento nuovo ma ad oggi viene posto sul fenomeno un accento negativo che lo rende ai nostri occhi più visibile e consistente. Ciò che colpisce a riguardo sono i sentimenti contrastanti e le reazioni diverse che le vicende possono scatenare negli italiani: le tragiche traversate narrate dai telegiornali sono solo una delle disperate tappe che queste persone compiono. Il loro viaggio inizia in patria, una patria incapace di sostenerli ed assisterli tanto da costringerli ad abbandonare gli affetti e spingersi in un viaggio al limite della sicurezza. L'assistenza però è alla base della crescita; come ci raccontano le attiviste di Amnesty International presenti all'evento, attraverso l'accoglienza e l'aiuto di tutti, si possono migliorare le condizioni di queste persone che non hanno nulla se non la loro dignità, troppo spesso negata. Lampedusa è divenuta un confine, una dogana per tutti coloro che cercano il riconoscimento dei diritti fondamentali dei quali ogni uomo gode, e questa necessità è fortemente sentita dagli abitanti dell'isola che non si lasciano scoraggiare da questa cosiddetta 'emergenza' ma sostengono e supportano gli immigrati e le associazioni presenti sul territorio. I lampedusani infatti hanno qualcosa che il resto d'Italia non ha: visto ciò che vivono ogni giorno non hanno perso memoria delle nostre radici di migranti e possono capire a pieno il perché della citazione di Camarrone che recita «i naufraghi sono gli italiani dei prossimi anni». Al pubblico però è stata posta una domanda aperta che lascia molto spazio alle riflessioni: qual è la posizione giusta rispetto l'illegalità? È ciò che la legge definisce o ciò che il soggetto vive? La risposta a questo quesito apparentemente banale richiede una lunga riflessione considerando i capitali umani coinvolti.