04/09/2014

UNO SCRITTORE IN CAMMINO

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Il verbo inglese 'to learn', spiega Robert Macfarlane in Le antiche vie, deriverebbe da una radice germanica che significa 'seguire una traccia'. Imparare è camminare, percorrere un sentiero significa innanzitutto saper interpretare le impronte lasciate da chi lo ha attraversato. Ultimo interprete di una lunga tradizione inglese di letteratura di viaggio e di contemplazione della natura, Macfarlane si mette in cammino per le vie del mondo per leggere i segni che ciascuna strada porta su di sé. Le pagine dei suoi libri sono ricche di riferimenti storici, rimandi etimologici, descrizioni naturalistiche che esaltano la specifica bellezza di ogni luogo, ma su di tutto prevale il dialogo ininterrotto con i viaggiatori-scrittori che hanno calcato lo stesso cammino nelle epoche precedenti. Di questo indissolubile legame tra letteratura e cammino, Macfarlane parla con Peter Florence, direttore del Festival di Hay-on-Wye.
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Nella serata, presso la Basilica palatina di Santa Barbara, è giunto a Festivaletteratura Robert MacFarlane. Lo scrittore britannico, che ha rilanciato il genere della letteratura di viaggio, presenta "Le antiche vie", dialogando brillantemente con Peter Florence, direttore del festival Hay-on-Wye. La sua ultima opera è il racconto di un lungo cammino intrapreso dall'autore stesso, cammino sia fisico che interiore, iniziato da un sentiero vicino a casa e che lo ha portato a vagare per tutto il mondo, giungendo fin sull'Hymalaya. I sentieri via via si uniscono, si intrecciano e collegano non solo i luoghi ma anche le persone, infatti lo scrittore non sarà mai da solo durante il suo peregrinare; che si tratti di compagni di viaggio reali (un artista spagnolo, uno scrittore attivista palestinese) o di ricordi custoditi dentro se stesso, come quello del nonno alpinista o delle pagine degli scrittori a cui si ispira, l'autore cammina sempre in compagnia. MacFarlane descrive accuratamente ogni sentiero, ogni scorcio, come se la sua penna fosse un obiettivo fotografico: «se nel libro fosse stato necessario inserire molte fotografie, allora probabilmente avrei fallito il mio compito».
 Ogni passo compiuto ha portato ad una conoscenza nuova, ad un confronto con gli altri uomini sulle differenze che esistono in un gesto così semplice come il camminare: «In Himalaya mi sono accorto di come noi occidentali progrediamo in modo verticale, con l'obiettivo di raggiungere la cima da cui poter avere una conoscenza totale del mondo; i buddhisti invece si spostano circolarmente, aggirando le montagne, di cui quindi avranno sempre una visione parziale».
 Un libro che viaggia attraverso antichissimi sentieri, sui quali molto tempo fa l'uomo si spostava, tra ritmi e paesaggi oggi dimenticati e che MacFarlane ci permette di riscoprire.

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