05/09/2014

LE VICISSITUDINI DEL DIAGNOSTA

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Tra i temi all'ordine del giorno del dibattito massmediatico vi è la controversa uscita del DSM-5 (Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali) compilato dalla American Psychiatric Association. Allen Frances è stato un autorevole compilatore di precedenti manuali, ma ha un atteggiamento fortemente critico contro l'iper-diagnosticismo, come testimoniano i suoi libri Primo, non curare chi è normale; La diagnosi in psichiatria. Ripensare il DSM-5. Vittorio Lingiardi, tra i più noti psichiatri italiani, discuterà con Allen di come si può rimanere un grande sostenitore dell'importanza della diagnosi e insieme combattere contro il suo abuso, ma soprattutto contro l'applicazione meccanica e non critica del manuale.
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Vittorio Lingiardi mette subito le mani avanti: fare una diagnosi è complicatissimo e tormentoso per uno psichiatra, perché è il tentativo di inserire un individuo in uno specifico campo di somiglianza con altre persone, senza trascurare le sue peculiarità.  Allen Frances fu coordinatore della task force per la quarta edizione del DSM-4 (Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali) ma è fortemente critico verso la nuova edizione del manuale, il DSM-5. È chiaro che le diagnosi non sono solo figlie dei progressi scientifici ma anche del contesto sociale, culturale ed economico, per cui a distanza di anni i manuali diagnostici possono cambiare sensibilmente. Tuttavia Frances contesta al DSM-5 di aver eccessivamente abbassato le soglie della diagnosi, con il rischio di diagnosticare e medicalizzare persone che malate non sono, e di aver errato in iper-diagnosticismo, con un dannoso eccesso nomenclatorio. Allen Frances è consapevole del pericolo che corre, rischiando, con le sue posizioni contestatorie, di essere strumentalizzato da movimenti antipsichiatrici, per questo egli ha sempre preso chiaramente le distanze da queste posizioni antiscientifiche. Frances è ovviamente convinto che la psichiatria possa migliorare la vita delle persone e che nella maggior parte dei casi lo faccia, ma ha anche constatato che una diagnosi inesatta o, peggio ancora, fatta su una persona psichicamente sana, può essere estremamente dannosa, portando alla somministrazione di medicine dannose, alla stigmatizzazione sociale e all'indebolimento psicologico dell'individuo. Negli Stati Uniti il problema è enorme e aggravato dal potere delle case farmaceutiche e da un sistema di diagnosi che permette anche ai medici generici di prescrivere trattamenti psichiatrici. Il 20% della popolazione statunitense assume regolarmente farmaci di tipo psichiatrico e l'11% antidepressivi (la percentuale sale al 25% tra le donne oltre i quarant'anni). Persino tra i bambini ben il 6% assume farmaci per disturbi da deficit di attenzione. Quest'ultima problematica, diagnosticata con estrema facilità, è solo uno dei moltissimi esempi di reazione umana psicologicamente comprensibile a una certa situazione esterna, indebitamente trasformata in malattia psichiatrica. I casi di disturbi da deficit di attenzione non sono realmente aumentati negli ultimi anni, semplicemente sono stati diagnosticati con maggior facilità. E le cause di questi comportamenti sono da ricercare nelle classi troppo affollate, nello studio eccessivo o nel limitato esercizio fisico, problemi rispetto ai quali il deficit di attenzione tra i più piccoli è una reazione normale. Tuttavia un bambino con questo tipo di diagnosi è maggiormente aiutato dallo Stato e per questo il medico sente di agire nel suo bene diagnosticandogli questo problema. Peccato che i medicinali che gli verranno somministrati abbasseranno le sue aspettative di vita con il rischio anche di peggiorarne la qualità. La situazione è aggravata dalle pressioni delle case farmaceutiche sui medici e sugli stessi pazienti. La psichiatria negli Stati Uniti è afflitta dal paradosso di questa tendenza a medicalizzare inopportunamente persone sane e dalla tendenza opposta a non medicalizzare chi soffre realmente di problemi psichici. Una volta chiusi i manicomi, infatti, i malati che vi erano segregati non vennero seguiti e aiutati in un sistematico percorso assistenziale. Il loro trasloco è stato perciò ovvio: dalle case di cura direttamente alle prigioni o alla strada. Il problema delle diagnosi inesatte o esagerate, quindi, si intreccia con i temi della politica sanitaria e dei profitti economici delle case farmaceutiche. Il DSM-5, secondo Frances, ha ulteriormente favorito questa tendenza negativa, aprendo a molte nuove diagnosi e facilitando l'impropria medicalizzazione di soggetti sani. Allen Frances è convinto che si debba essere molto cauti con le diagnosi. C'è una minima percentuale di casi che sono chiaramente e facilmente diagnosticabili come gravi, con sintomi quali elevato disagio o difficoltà di integrazione, ma più ci si avvicina al confine con la normalità e più questo si fa impalpabile. Il suo consiglio è di non procedere avventatamente alla diagnosi e, in caso di sintomi transitori, di non fare nulla, o meglio non intervenire medicalmente, ma solo con aiuto psicologico. La diagnosi immediata è lecita solo nel caso di sintomi costanti, in altri casi bisogna fare affidamento ai processi naturali di guarigione e alla psicoterapia.

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