05/09/2014
LISTENING FOR THE VOICE. A talk about Literature and Psychology
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Finding a distinctive voice is the mark of a creative artist. Listening for the voice is a central task of the psychologist. In recent years, questions about voice have directed attention to who is speaking and to whom, whether the voice is embodied or disembodied, what stories are told about which relationships, in what political and cultural frameworks.
L'evento si terrà in lingua inglese senza traduzione.
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Inglese
Carol Gilligan, pscicologa e scrittrice statunitense, ha ripercorso in una chiacchierata (come lei stessa ha definito il piacevole incontro) i punti essenziali del suo pensiero. «Essere al Festivalettreatura di Mantova è veramente una soddisfazione», ha dichiarato, perché lei stessa si è sempre considerata scrittrice oltre che psicologa. I due mestieri trovano effettivamente molti punti di contatto. Il primo è da individuarsi nella parola chiave 'storia': quella che lo scrittore racconta perché sa che è cio che i lettori vogliono sentire e quella che lo psicologo cerca di investigare per afferrare il senso umano e profondo dell'individuo. Un secondo punto di contatto è che entrambi, lo psicologo e lo scrittore, si interrogano sulle voci che prendono parte al dialogo. Come ha detto molto a proposito Massimo Recalcati stasera, la voce non è solo un fluido che esce dal corpo, ma è corpo. La Gilligan insiste sull'importanza dell'atto di «locating the voice», ovvero interpretarla e contestualizzarla: chi sta parlando, in quale situazione, il tono, le relazioni sociali che sono implicate nella conversazione, ciò che viene detto e ciò che non si vuole o non si può dire. Ascoltare le parole sì, ma anche e soprattutto le esitazioni e i silenzi. Nel corso del suo studio sullo sviluppo adolescenziale, la Gilligan si accorge di come le bambine nel passaggio all'età adolescenziale perdono quella che lei definisce la «perceptive voice»: la voce autentica e non ancora condizionata dagli schemi sociali di una realtà complessa. "In a different voice", pubblicato nel 1982, vede come figura in analisi Amy: interrogata su una questione di etica morale, la bambina propone una soluzione sconcertante perché fuori da ogni categoria prevista; questo è a dimostrazione del fatto, sostiene la Gilligan, che il risultato dell'indagine psicologica è anche e soprattutto condizionata dalla voce che prende parte all'analisi e dalla cornice in cui questa si inserisce. La taduzione italiana del libro, "Con voce di donna", si lascia facilmente fraintendere: il pensiero della psicologa, come lei stessa tiene a precisare, non è rivolto unicamente alla parte femminile. Sia uomini che donne sono indotti a silenzi dalla società: le prime in nome di una abnegazione di sé per accondiscendere al mondo che le circonda («silence in the name of goodness»), i secondi non riconoscono se stessi e rigettano l'espressione dei sentimenti. Conclude la Gilligan con un esempiio tratto dal romanzo di Lev Tolstoj "Anna Karenina": Anna sta per partorire la figlia che ha concepito con l'amante Vronskij e convoca il marito Karenin. Questo, convinto, che lei sia in punto di morte, accorre, ed è proprio in questo momento che avviene la realizzazione ultima del personaggio: egli riconosce se stesso, riconosce l'amore profondo che porta per lei e perdona Anna e Vronskji. Diceva ancora ieri sera Massimo Recalcati che il perdono è una rinascita, perché perdonare significa riconoscere l'amore che portiamo dentro di noi verso una persona e essere pronti con animo aperto a dare una seconda possibilità, e forse anche una terza. In "Joining the resistence", pubblicato nel 2011, Gilligan invita i lettori a ritrovare quella resistenza che i bambini oppongono alle deformazioni della società, quelle defromazioni che implicano la perdita della nostra voce onesta. Lo stesso Karenin nel momento in cui riesce finalmente a accettare quei sentimenti di tenerezza che aveva represso ritrova questa capacità di resistenza e, a dispetto di ciò che la società si aspeterebbe da lui, conquista il coraggio di perdonare.