06/09/2014

I PROGETTI DI UNA VITA

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Consulente di immagine de La Rinascente, di IBM Italia, della Triennale di Milano, art director di "Domus" e direttore responsabile e art director di "Abitare", nonché vincitore di due Compassi d'Oro, Italo Lupi è un indiscusso maestro della grafica italiana e internazionale. La sua opera - che comprende poster, libri, riviste, piccole architetture, allestimenti museali e temporanei, disegno urbano - combina rigore e ironia e rimanda a un ricchissimo repertorio di immagini, a una collezione di memorie e relazioni visuali a cui l'artista attinge continuamente per giungere a nuove soluzioni formali. A ripercorrere gli oltre quarant'anni di attività di Lupi, i progetti e le realizzazioni editoriali che ne hanno contraddistinto la carriera (recentemente celebrati dal volume Autobiografia grafica) intervengono il designer Leonardo Sonnoli e Beppe Finessi, esperto di design e arte contemporanea.

L'evento 131 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente era prevista la presenza di Italo Lupi, sostituito successivamente da Leonardo Sonnoli.
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Italiano
Comincia con una lettera di scuse rivolta al pubblico l'incontro che avrebbe dovuto ospitare colui che da molti è ritenuto l'ultimo grande maestro della grafica italiana: Italo Lupi, sostituito da Leonardo Sonnoli, designer della nuova generazione, impegnato con Beppe Finessi nella ricostruzione dei 50 anni di carriera di Lupi attraverso immagini, progetti, frammenti di vita vissuta. Punto di partenza l'inedita "Autobiografia grafica" di Lupi edita da Corraini: un manufatto cartaceo atteso da tempo, un'autobiografia scientifica e sentimentale fatta di luoghi e relazioni, persone e aneddoti, nomi e circostanze. Un volume curato nei dettagli, che ha il merito di far conoscere e comprendere il complesso lavoro di ricerca che sottende a ogni progetto editoriale, allestimento, poster o copertina. Fra i ricordi delle Langhe e gli anni della formazione, emergono così i primi tentativi grafici, riaffiorano i nomi di persone amiche e maestri indiretti, primi fra tutti i fratelli Castiglioni, e poi Provinciali, Fletcher e Vignelli, ma soprattutto traspare la passione che anima una curiosità generosa, premiata con i progetti degli anni successivi, il rigore e insieme la libertà di vedere le cose comuni da un altro punto di vista, l'esigenza di infrangere le regole e perseguire lo stupore e il senso di sorpresa. Sullo sfondo, un design melodico caratterizzato da una vivacità sofisticata e frizzante. La straordinaria abilità di lavorare su scale diverse, dalla piccola vetrina dello showroom Flos al Palazzo della Triennale e alle dimensioni urbane, come nel caso dell'apprezzato progetto di allestimento ambientale realizzato per le Olimpiadi Invernali di Torino 2006 in collaborazione con gli architetti Ico Migliore e Mara Servetto, che valse a Lupi il suo secondo Compasso d'Oro. Come ricordano Finessi e Sonnoli, legati al maestro da una profonda amicizia oltre che da un passato e un presente di collaborazione personale, il «capitano Lupi» è l'erede dei designer dell'âge d'or milanese, colui che ha saputo trasformare un repertorio di immagini popolari in progetti grafici estremamente raffinati, elevando al rango di 'cultura' realtà umili e apparentemente insignificanti. Una storia del progetto visivo che attraversa tutta la seconda metà del Novecento, scardinando l'idea stessa di biografia intesa come mera sequenza cronologica di eventi: con la direzione artistica di "Domus" prima e "Abitare" poi (dal 1992 al 2007), Lupi ha saputo parlare di architettura, design e progettazione a un pubblico il più possibile variegato, senza vincoli culturali o il timore di sconfinare in altre discipline. Un amore per l'illustrazione e per le architetture effimere - memorabile il suo logotipo per il catalogo e la mostra "Vie d'acqua da Milano al mare" a Palazzo Reale a Milano nel 1963 - perfettamente esemplificato dalla copertina dell'"Autobiografia": tre giocatori di calcio colorati che campeggiano su fondo nero, tratti da un manifesto realizzato per lo Stadio di San Siro nel 1990. Dipendente dalle idee e non dagli strumenti, come dimostrato dalla sua prolifica quanto versatile produzione, Lupi si mostra sempre proiettato al prossimo progetto senza nostalgia per il passato e, se gli si può muovere un rimprovero, conclude Sonnoli, è forse quello di non aver aver mai insegnato in una 'vera' scuola, pur essendo innegabile la sua influenza su tutta la generazione di designer successiva. 

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