06/09/2017

PORSI DOMANDE SENZA AFFRETTARE RISPOSTE

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La sofferenza esistenziale vissuta da gran parte dei malati rappresenta il tema principale dell'incontro e del libro di Ambroset e Orsi ("Quando tutto è dolore"). Molte sensazioni entrano in gioco - la paura, il senso di abbandono e di isolamento, il vissuto di disgregazione corporea e dell'identità psichica, la perdita della speranza, la sensazione di tempo infinito - e tutte richiedono ascolto, presenza empatica. Altrettanto importante è ricercare procedure terapeutiche clinicamente doverose e lecite in tutte le visioni etiche, sia quelle 'pro-choice' orientate alla qualità della vita, sia quelle 'pro-life' ispirate dalla sacralità della vita. Dialoga con loro il giornalista e scrittore Alessandro Zaccuri ("Come non letto").
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Il dolore è umano, è indipendente da qualsiasi fattore di differenza e tutti gli esseri umani ne soffrono. Però nessuno parla del dolore che le persone malate provano ogni giorno, del loro senso d'abbandono e dell'angoscia per la probabile morte imminente. I malati e gli anziani sono le persone più trascurate dalla nostra società ma si rivelano quelle che hanno il maggiore bisogno d'aiuto e di assistenza. Sonia Ambroset descrive dettagliatamente il dolore fisico e psicologico che le persone morenti affrontano ogni giorno, descrivendo anche il comportamento usato dalla maggioranza dei parenti in queste situazioni. Le persone malate sono viste come un peso, andarle a trovare è una fastidio e le visite non sono frequenti. I loro parenti non hanno la consapevolezza che la persona sul letto d'ospedale è la stessa che li ha cresciuti, che un tempo era piena di gioia. "Quando tutto è dolore" è il libro scritto da Sonia e Luciano Orsi, medico di fama nazionale, che parla della sofferenza esistenziale, dei momenti che una persona vive prima di morire, dei sentimenti sgradevoli che prova. Ambroset stila quattro fattori importanti presenti nei momenti più bui della sofferenza di ogni malato. La consapevolezza della morte, che viene vista come un'intima sofferenza da non dover condividere verbalmente con qualcuno, ma da vivere emotivamente. La lotta giornaliera tra il voler lasciare andare tutto o combattere ancora per i propri cari. Le domande legate allo scopo della nostra esistenza e la continua ricerca del suo senso, sapendo nel profondo che tutto quanto è solo un lungo rito di passaggio. Infine la dimensione dell'ignoto, la paura del dopo. Quando diventa impossibile uscire e vivere i giorni fuori dall'ospedale le piccole cose diventano più importanti, come il desiderio di avere una foglia di un albero in autunno. Ciò su cui in seguito Luciano Orsi preme molto è la decisione personale che riguarda la possibilità di terminare la vita o di lasciarla scorrere. Per Orsi questa deve essere una decisione che solo il malato e nessun altro deve prendere, ad eccezione di casi di emergenza assoluta: deve essere una scelta intima e privata. Rimarca infine un concetto importante: riuscire a guardare con altri occhi ciò che si ha davanti, così da trasformare una visita, che sembra noiosa e seccante, in un momento confortante per l'altro.

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