TESI, PROTESI, SINTESI, n. 2021_09_11_104
Nell'era dell'iperconnessione e dei sogni transumani non sembra esserci posto per il vecchio Hegel, a meno che un filosofo faccia proprie le sue rivoluzionarie intuizioni e le porti nuovamente al centro del dibattito, provandone la tenuta davanti a bramose utopie di mercato e futuri soggetti all'imperio di macchine e algoritmi. Slavoj Žižek non è nuovo a imprese speculative di questo genere: dopo aver firmato un lungimirante diario filosofico sul tempo della pandemia (Virus), in Hegel e il cervello postumano – premessa del suo dialogo con Mauro Carbone (I poteri degli schermi) –, il pensatore sloveno è ricorso alla lampada della dialettica per illuminare un'epoca in cui si fa sempre più stretto il rapporto fra i processi mentali e i dispositivi digitali. L'ipotesi, tutt'altro che fantascientifica, di un cervello cablato, forse sta annunciando il secolo più hegeliano di sempre e solleva nuovi, impellenti interrogativi sulla nostra libertà.
L'autore parlerà in inglese, con interpretazione consecutiva in italiano.
L'autore parlerà in inglese, con interpretazione consecutiva in italiano.
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