09/09/2004

I LIBRI NELLA SHOAH


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Fra il 1933 e il 1945 i nazisti distrussero sistematicamente cento milioni di libri, commettendo un crimine intrinsecamente legato allo sterminio di sei milioni di ebrei: nel dare alle fiamme intere biblioteche si voleva estirpare qualsiasi traccia di cultura ebraica in Europa. Gad Lerner e Vittorio Dan Segre, autore di "Storia di un ebreo fortunato", partono da qui per giungere, quasi per contrasto, a valutare la fioritura di pubblicazioni sulla Shoah avvenuta negli anni più recenti. Conversa con loro lo scrittore Giulio Busi. 

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Italiano
«Che faccia tosta abbiamo per parlare ancora di Shoah mentre nel mondo succede quello che tutti vediamo?». Con questo incipit sarcastico Gad Lerner apre il dialogo con Giulio Busi e Vittorio Dan Segre. Lerner ricorda il tentativo di distruzione della popolazione e della cultura ebraica da parte del nazismo durante il suo dominio sull'Europa. E subito Segre, testimone di quei fatti e successivamente della nascita dello stato di Israele, distaccato e ironico parla di un peso che grava da allora sull'Europa. «Può Israele fidarsi dell'Europa?», si domanda Busi; «Può l'Europa fidarsi di Israele?», ribatte sempre Segre. E così, tra scambi di opinioni, di racconti e anche di battute, si arriva all'argomento principale dell'incontro: i libri nella Shoah furono quelli che i nazisti bruciarono a milioni per cancellare la cultura ebraica, ma ci sono anche i libri sulla Shoah che solo da pochi anni hanno invaso («e forse sfruttato») il mercato. Ma forse l'inizio di tutto sta dentro 'il Libro', la "Torah", quel libro carico di insegnamenti così rivoluzionari da scatenare tutto quello che è accaduto nei secoli agli Ebrei.

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