07/09/2007 - Scuola Levi

SCUOLA LEVI


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Una scuola per imparare Primo Levi, per avvicinarsi ai suoi libri, al suo pensiero, alle sue passioni. Nove 'insegnanti' si alternano nel corso delle tre mattine di scuola per tenere ciascuno una lezione di mezz'ora dedicata a una parola chiave legata alla figura di Levi. Alla fine di ogni mattina, gli 'insegnanti' rispondono collegialmente alle domande del pubblico. 

Ebraismo - Stefano Levi Della Torre Chimica - Mario Porro Narratore - Luigi Grazioli
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Comincia questa mattina all'Archivio di stato il ciclo di incontri "Scuola Levi" dl Festivaletteratura: un progetto articolato su tre giorni in occasione del ventennale dalla morte dello scrittore. Saranno nove le discipline affrontate, oggi rispettivamente si parla di ebraismo, chimica e di Levi narratore. Stefano Levi della Torre sale in cattedra per primo e ci parla di ebraismo, lo segue Mario Porro che affronta l'argomento della chimica e ci regala l'immagine del Levi tecnico, al lavoro nel suo laboratorio. Il freddo sotto la tenda costringe qualcuno ad una migrazione sotto il sole mentre il pittore Carlo Rivalta legge con voce appassionata un lungo capitolo de il "Sistema periodico". Infine è la volta di Luigi Grazioli, che affronta l'argomento del Levi narratore della sua ricerca di un «racconto che si racconti da solo e del pudore di un Primo Levi molto responsabile delle parole che scrive». Stefano Levi Della Torre tratteggia un Primo Levi ebreo poco convinto, un ebreo che «senza l'infernale esperienza del lager non sarebbe stato ebreo»; che non dovrebbe mangiare salame ma lo mangia; che ha imparato un po' di ebraico salvo poi dimenticarlo; un ebreo occidentale, epicureo e miscredente, che non crede ai santi e si dichiara laico. Il Primo Levi chimico è un uomo di ragione, consapevole della realtà storica che incombe come un macigno sulla sua vita; realtà che definisce l'età del ferro prendendo a prestito la durezza dell'elemento di quella tavola periodica a lui così familiare. Levi narratore è il poeta che tenta di vincere l'approssimazione delle cose approssimandosi ad esse, di certo, traduce il suo pudore nell'uso delle parole in realtà narrativa. Il Talmud funziona per trovare i paradigmi del funzionamento dell'animo umano, cerca di generalizzarlo nelle situazioni estreme, come estrema è l'esperienza del lager che egli ha vissuto.

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