08/09/2007 - Scuola Levi

SCUOLA LEVI


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Una scuola per imparare Primo Levi, per avvicinarsi ai suoi libri, al suo pensiero, alle sue passioni. Nove 'insegnanti' si alternano nel corso delle tre mattine di scuola per tenere ciascuno una lezione di mezz'ora dedicata a una parola chiave legata alla figura di Levi. Alla fine di ogni mattina, gli 'insegnanti' rispondono collegialmente alle domande del pubblico.
 Animali - Marco Belpoliti Poesia - Massimo Raffaeli Chiaro/scuro - Domenico Scarpa
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Italiano
Si apre il secondo appuntamento del ciclo di lezioni dedicate a Primo Levi, testimone della Shoah. L'evento si articola in tre lezioni tenute da tre 'insegnanti'. È Marco Belpoliti a parlare per primo riguardo alla passione di Levi di fabbricare animali con filo di rame. Gli animali rappresentano una maschera; ci sono quelli sociali (api ed insetti), quelli individualistici (farfalle e scarafaggi), quelli in spazi chiusi e aperti, visibili e invisibili. L'animale-uomo è il primo animale citato nel libro "Se questo è un uomo", capolavoro dal punto di vista dei problemi che enuncia in ambito sociale. La suddivisione degli animali rispecchia quelli degli uomini nel lager, animali su cui si esercita una vera e propria 'ricetta' da parte dei nazisti. Animale simbolo dell'opera è il cane, citato ben centoquarantasette volte. Levi paragona i prigionieri come i cani che lappano, sono cani ululanti anche le SS che si sfogano su di essi, l'uomo è un cane perché obbediente. Così Levi riesce a descrivere in modo leggero l'universo umano. Successivamente la parola viene passata a Massimo Raffaeli, che presenta Levi come un poeta, citando le cinquanta poesie "Ad ora incerta", caratterizzate da un lessico legato al classicismo e da figure come l'epistrofe e l'anafora. Levi tocca il rapporto con il passato, differenziando la memoria dal ricordo. Il ricordo è solo parziale, un qualcosa che facciamo fatica a ricordare; la memoria invece è un elemento che dà luogo a liberazione ma spesso ha a che fare con invenzione e finzione. Il tutto si conclude con la lettura del canto di Ulisse tratto da "Se questo è un uomo" da parte di un attore. Alla fine è poi Domenico Scarpa a commentare il complesso tema del chiaro/oscuro presente nell'opera di Primo Levi.

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