08/09/2007

ESSERE ARABI


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Fondamentalista, anti-modernista, terrorista. Questo è lo stereotipo dell'arabo che ormai si è imposto nel mondo occidentale. Eppure basterebbe liberare lo sguardo per scoprire una realtà ben più articolata, fatta di persone che hanno studiato o lavorato all'estero, che lottano per l'affermazione dei diritti civili, che usano internet e producono musica e cinema. Paola Caridi, autrice di "Arabi invisibili", e l'intellettuale siriano Farouk Mardam-Bey ci aiutano a capire chi sono gli arabi di oggi insieme ad Elisabetta Bartuli. 

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Due punti di vista, uno interno - quello dell'intellettuale siriano Farouk Mardam-Bey - e uno esterno - quello della giornalista italiana Paola Caridi -, si focalizzano sul problema di quella cha appare a noi italiani, in quanto occidentali, l'identità araba. Si scivola spesso in facili stereotipi senza conoscere i percorsi storici, inciampando nelle parole 'Islam-Islamismo', confondendole e arrivando alla facile conclusone che tutti gli arabi siano musulmani e che la regione che si estende dall'Iraq al Marocco sia un tutt'uno. Entrambi hanno dato il loro contributo con i loro testi "Essere arabi", destinato prevalentemente al pubblico francese, e "Arabi invisibili", pensato per tutti coloro che non riescono a credere che la gran parte degli arabi non siano terroristi. Farouk Mardam-Bey ha fatto sì che il suo ultimo libro, ancora inedito in Italia, possa offrire al francese-europeo medio dei chiarimenti sulle probabili domande più frequenti che viene da porsi sull'Islam. Non a caso è strutturato come una conversazione, spalleggiata da un giornalista, per dare ancora maggior disinvoltura al lettore che intende avvicinarsi a questo argomento. La diffidenza e le generalizzazioni provengono in gran parte dall'ignoranza dei fatti e della storia e della attualità. Si inserisce qui il contributo di Paola Caridi, che vivendo dal 2001 in Egitto e a Gerusalemme, è in grado di comprendere ancora meglio quelle che possono essere le domande dei suoi concittadini. È sorprendente far notare da parte sua come l'altra metà del Mediterraneo sia attiva, moderna e informata quanto noi. Secondo la Caridi anche più di noi. Si riferisce in particolare ai giovani, che costituiscono la maggioranza della popolazione in un paese come l'Egitto, e che non hanno nulla a che vedere con quei ragazzi disperati che arrivano a trasformarsi in torce umane. I giovani raccontati dalla Caridi usano Internet, soprattutto nella forma dei blog, non solo per raccontare loro stessi, ma anche per raccontare il loro paese con uno stile degno del miglior giornalismo, tanto da poter parlare di un servizio di controinformazione. Tra loro l'interesse per la politica è diffuso, sentito quasi quanto lo era per la nostra generazione degli anni '60 e '70. Anche loro cercano di evadere da un codice morale che sentono come restrittivo, vanno alle feste e si informano sul mondo. Tutto questo non si sposa con la nostra idea che vuole i paesi arabi abitati esclusivamente da musulmani lontani dalla modernità.

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