09/09/2007

Wole Soyinka con Peter Florence


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«Ci saranno sempre punti di vista contrapposti (...) il mondo pluralistico e multiculturale, volenti o nolenti, è una realtà che è troppo tardi per eliminare». Considerato tra i più autorevoli intellettuali africani, poeta, drammaturgo capace di conciliare la tradizione del proprio paese - la Nigeria - con gli influssi del teatro occidentale, Wole Soyinka è stato insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1986. Dialoga con lui Peter Florence.
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«Che cosa è la felicità, come si può definirla?». Inizia con questa domanda l'incontro con Wole Soyinka. È più facile sapere come fare per realizzare se stessi che riconoscere la felicità. Soyinka, saggista, poeta, drammaturgo e premio nobel nel 1986, ricopre un posto unico nella storia della letteratura africana. L'impegno sociale che, inoltre, porta avanti ovunque vada, lo ha fatto diventare una guida, 'un eroe'. La sua formazione come drammaturgo è legata a filo doppio con il colonialismo inglese in Nigeria. Conosce naturalmente Shakespeare e gli autori inglesi, ma solo dopo aver vinto una borsa di studio in Inghilterra, si rende conto che gli erano state nascoste tantissime cose della produzione teatrale mondiale. E la cosa interessante è che più legge questi testi, più riconosce nei personaggi, nelle storie, nei miti del teatro 'occidentale' la tradizione africana. «La commedia dell'arte italiana sembra proprio provenire dall'Africa e dalla sua tradizione». Questi parallelismi lo portano a pensare ad un 'teatro mondiale', con morale e valori validi per tutta l'umanità. Uno di questi valori fondamentali è la lotta umana per la libertà. Quando infatti parla di politica e della sua Nigeria, Soyinka è un fiume in piena: il colonialismo, l'americanismo, Bush, il governo nigeriano, l'Africa, la democrazia, i brogli elettorali. Non risparmia niente e nessuno la sua polemica aspra e senza compromessi. Ma è una polemica positiva che propone soluzioni: portare avanti una lingua comune in Africa in parallelo con quella dei colonialisti e con le tantissime realtà locali; fondare la democrazia nei paesi africani sulle tradizioni dei popoli, adattandone le forme in base alle esperienze locali. Ma è il teatro che più di tutte le cose per Soyinka è importante: «La realtà è la base da cui prende spunto il teatro, ma il teatro può davvero cambiare la realtà, con potenzialità infinite». E Peter Florence, moderatore dell'incontro, con un benaugurante «See you next year» («Ci vediamo l'anno prossimo») chiude Festivaletteratura 2007.

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