09/09/2009 - "la parola cui abbiamo creduto" (Celan)

OMAGGIO A MARIO LUZI


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«Non esiste un poeta di così lungo corso e sempre in ascolto come è Mario Luzi» ha scritto il critico letterario Stefano Verdino, «il cui itinerario poetico non ha mai comportato una pigra amministrazione delle proprie ricchezze, ma si è sempre prodigalmente speso (...) in diverse avventure dell'immaginazione con un esito di molteplicità che non ha eguali nel nostro secolo». Rubricato troppo presto come poeta ermetico, in realtà Luzi ha costantemente rinnovato la sua poetica. Insieme, Verdino, Daniele Piccini e il figlio Gianni Luzi tracciano un ritratto del poeta fiorentino.
 Ascoltare la voce dei testimoni che hanno camminato insieme ai poeti, e quella dei critici e dei grandi lettori che hanno frequentato i loro testi significa ritrovare la ragione per cui una parola nasce. Festivaletteratura propone quest'anno una serie di incontri, curati da Mario Artioli e Daniele Piccini, su alcuni dei poeti del Novecento che non possiamo più udire dal vivo.

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Italiano
Festivaletteratura propone quest'anno una serie di incontri, curati da Mario Artioli e Daniele Piccini, su alcuni poeti del Novecento ormai scomparsi. Il primo incontro di questa serie è stato dedicato al poeta toscano Mario Luzi. Nell'atrio degli Arcieri di Palazzo Ducale, moderati da Piccini, il critico letterario Stefano Verdino e Gianni Luzi, figlio del poeta, hanno raccontato al pubblico presente la figura di Mario Luzi. Inizialmente hanno indagato il Luzi nella condizione meno conosciuta al pubblico, quella 'domestica' e 'quotidiana', grazie al figlio che ha ripercorso velocemente la vita del padre, dai primi anni di vita fino agli incontri fondamentali con editori e scrittori suoi contemporanei, dall'esperienza della guerra non vissuta in prima persona alle vacanze con la famiglia, che hanno fatto da spunto anche ad alcune poesie più intime. Verdino, invece, ha approfondito il Luzi poeta, dopo aver trasmesso un breve filmato tratto da un documentario realizzato sullo stesso autore fiorentino, concentrandosi soprattutto sulla sua poesia più 'civile' e proponendo al pubblico la lettura di alcuni versi, come quelli composti a seguito della visione delle immagini, ormai entrate nella storia del nostro Paese, della scoperta del corpo di Aldo Moro trucidato dalle Brigate Rosse. Così, con racconti, aneddoti, poesie e versi sparsi, si è reso omaggio, e dato voce ancora una volta, a Mario Luzi. Il primo degli eventi di Festivaletteratura è anche il primo del ciclo di incontri destinati a raccontare la vita di alcuni poeti del Novecento che non ci è più possibile ascoltare dal vivo, attraverso il racconto di persone a loro vicine, parenti, amici, grandi lettori delle loro opere. Inaugura il ciclo un incontro è significativamente dedicato a Mario Luzi, poeta che ha segnato la storia della poesia italiana del secolo appena trascorso. Ce lo raccontano Daniele Piccini, critico letterario, Stefano Verdino, critico letterario ma in particolare curatore e 'custode delle carte' del poeta, e Gianni Luzi, suo figlio. Quest'ultimo ci descrive scene personali di vita quotidiana del poeta, non per fare pettegolezzo o per puro biografismo, ma con lo scopo di far capire il particolare rapporto che per Luzi esisteva tra la quotidianità e la esclusiva conoscenza data dalla parola poetica. Da qui si passa alla sua intransigenza sociale, simile a quella nel privato, che però si è dimostrata tale da guadagnargli un rispetto quasi super partes nella vita politica italiana. Domanda finale, che sembra quasi d'obbligo, ma a cui non è facile rispondere: qual è la lezione che Mario Luzi ci ha lasciato? Il rispetto e il valore della lingua, come cosa viva che cambia e allo stesso tempo rimane la stessa, come 'parola comunitaria' che deve servire a migliorare e a migliorarsi. Durante l'evento non sono mancate letture di brani delle poesie, perché il modo migliore di conoscere un autore è sempre quello di accostarsi ai suoi testi; tuttavia, il fatto che in questo ciclo di quattro eventi si renda omaggio ad autori cronologicamente vicini a noi, favorisce proprio la testimonianza diretta che può servire a comprendere e meglio apprezzare questi quattro poeti contemporanei. 

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