11/09/2009 - Retrospettiva Amitav Ghosh

RETROSPETTIVA AMITAV GHOSH
. 1. La saga familiare


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Il primo incontro della retrospettiva si concentra sulla produzione narrativa di Ghosh di respiro 'epico', in cui le grandi storie familiari si intrecciano con la Storia delle ex colonie britanniche del continente indiano ("Le linee d'ombra", "Il palazzo degli specchi", "Mare di papaveri"). Dialoga con Ghosh Anna Nadotti, traduttrice delle sue opere in Italia. Letture di Giuseppe Cederna.
 La retrospettiva - al cinema o nell'arte - è un evento che permette di ripercorrere la carriera di un artista importante. Festivaletteratura ha deciso di adottare questa formula per rendere omaggio allo scrittore indiano Amitav Ghosh. Attraverso una serie di tre incontri, il pubblico avrà la possibilità di entrare nel cantiere narrativo di Ghosh sotto la guida dell'autore stesso. 

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«Gli imperi imprigionano i loro dominatori quanto i loro sudditi»: con George Orwell, Amitav Ghosh giudica l'esperienza coloniale inglese, come incipit di uno sguardo enciclopedico sul mondo e in particolare sull'uomo. I protagonisti dei suoi romanzi inseguono utopie e intraprendono ricerche estreme, dai margini del Sahara algerino, al Brasile, al Perù. Dalle conquiste coloniali alle conquiste scientifiche, "Cromosoma Calcutta" sembra racchiudere il cuore della sua testimonianza indiana: una scoperta apparentemente inspiegabile che cela una lontana verità, tramandatasi di generazione in generazione fino ai giorni nostri. Ma cosa nasconde il cromosoma Calcutta? È davvero la chiave di volta dell'intero DNA umano? Che dovrebbe renderci immortali come gli dei? Ghosh ci propone viaggi terribili e affascinanti, storici e antropologici, tra i meandri della personalità umana e dei suoi desideri. Così, con altrettanta convinzione con cui conduce i suoi romanzi, può additare a ogni comunità imperialistica il desiderio di una via di fuga dalla prigione del potere assoluto. Americano o inglese, occidentale o orientale, l'uomo che conquista è un uomo che schiavizza, l'altro come se stesso. Il rifiuto del confine inteso come chiusura ottusa conquistata sempre con feroce violenza, la ricerca dell'identità dell'individuo che, nel caso del pluripremiato scrittore indiano Amitav Ghosh scaturisce dalla curiosità verso l'immigrazione, verso gli idiomi che si trasformano, contaminandosi e crescendo grazie ad una sorta di «fertilizzazione incrociata», sono tematiche che ritornano costantemente al tredicesimo festivaletteratura di Mantova, rivelandosi il vero collante di questo 'evento-babele' del talento letterario. Presentato da Anna Nadotti, traduttrice delle opere di Ghosh in Italia, l'autore siede divertito ascoltando, insieme agli spettatori del Cortile della Cavallerizza, la lettura magistrale che l'attore romano Giuseppe Cederna, suo caro amico, fa di alcuni brani tratti da "Le linee d'ombra", "Il palazzo degli specchi" e dall' ultimo romanzo "Mare di papaveri". La scrittura è come lui, umile e attenta; la forma invece è influenzata dai raccontastorie e dalle tradizionali ghost story birmane predilette dal canuto Amitav. Nulla è lasciato al caso, lui è anche un antropologo, uno studioso. Le descrizioni dei lavoratori nelle piantagioni di teak, degli elefanti il cui suono dei campanacci assume sfumature uniche e riconoscibili come le voci umane, sono infatti così puntuali che pare di esserci stati in quei luoghi. Sono viaggi che ci regala, proprio lui che, ci tiene a ricordare, venne a Mantova per la prima volta vent'anni fa, da turista.

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