09/09/2011 - Translation slam

Bjorn Larsson con Laura Cangemi e Katia De Marco

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Le regole del "translation slam" sono semplici. Un autore sceglie alcune pagine di una sua opera ancora non tradotta e le affida a due traduttori italiani, i quali hanno tempo fino alla data dell'incontro previsto al Festival per consegnare la propria versione del testo. Arbitro della partita è il pubblico, che versione originale e traduzioni alla mano dovrà decretare il vincitore. Un modo divertente e partecipato per avvicinarsi ai problemi della traduzione e, più in generale, per entrare nell'officina della scrittura.
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Italiano
Il "translation slam" è una specie di sfida che necessita del testo di un autore straniero (in questo caso si trattava di Björn, scrittore svedese) e di due traduttori (oggi Laura Cangemi e Katia De Marco). Le due traduttrici avevano una settimana di tempo per riportare in italiano un brano di Larsson, senza poter avere nessun tipo di contatto con l'autore. Il punto fondamentale su cui qualsiasi traduttore deve concentrarsi è annullare la propria personalità per poter essere il più trasparente possibile, come il «vetro di una finestra» hanno affermato la Cangemi e la De Marco citando una collega. Durante l'evento l'autore ha letto il brano in lingua originale; subito dopo le traduttrici hanno letto le loro traduzioni: da questo sono emerse alcune diversità fondamentali e le due 'partecipanti alla sfida' hanno prontamente motivato le loro scelte. Il pubblico molto coinvolto dall'argomento ha posto numerose domande ai tre ospiti, la maggior parte incentrate sulla difficoltà che comporta la traduzione di un testo straniero. Alla fine dell'evento il lungo applauso dei presenti ha decretato la parità tra il lavoro di Katia e quello di Laura. 

Il "traslation slam" è stato definito «un evento nuovo in Italia» per quanto riguarda il mondo del traduttori: due traduttrici (Laura Cangemi e Katia De Marco) di lingua svedese si sono messe alla prova e hanno tradotto una parte del libro di Björn e insieme con l' autore hanno spiegato le difficoltà del mestiere. Tutti e tre hanno affermato che al contrario di quello che possiamo pensare non è sempre un fattore positivo avere già tradotto opere dello stesso autore perché ci si può erroneamente fossilizzare su particolari presenti in un libro e non in un altro; l'ideale sarebbe essere in contatto con l'autore per i chiarimenti. Il 'trio' all'unanimità ha inoltre affermato che quando un traduttore svolge il proprio lavoro, per quanto possibile, si deve cancellare e mettersi nei panni dell'autore tuttavia questo è impossibile; le traduttrici, citando una loro collega, si ritengono come «il vetro di una finestra in cui però non può mancare una goccia di pioggia o un filo di polvere»; questi elementi corrispondono alle caratteristiche indelebili dell'autore. Si è parlato inoltre del 'fenomeno' della 'distanza' fra le lingue, per cui durante la traduzione, qualche parte di non fondamentale importanza viene omessa. Il caloroso ringraziamento dell'editore seguito da un lunghissimo applauso hanno concluso l'evento.

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