10/09/2011 - Il confortatorio di Mantova

IL CONFORTATORIO DI MANTOVA

2011_09_10_170
Evento ripetuto

Quattro puntate per una storia. 3

Luigi Martini, sacerdote in forza alla curia mantovana, ebbe il compito di realizzare il 'confortatorio', ovvero la sequenza di colloqui con i condannati a morte di Belfiore e con i molti altri, che nello stesso processo vennero mandati in carcere o in esilio. Il giro di vite che il governo austriaco volle esercitare sulla città dei Gonzaga si declinò in processi farsa, con esecuzioni già previste e un trattamento inumano inflitto ai molti che furono coinvolti nel processo. Don Martini decise di scrivere un libro che volle essere 'onesto' sulla vicenda di cui fu testimone, che prese sotto la sua penna l'andamento di un 'martirologio', un resoconto giorno per giorno delle gesta di coloro che sacrificarono tutto all'idea di Italia e leggibile oggi come una cronaca in presa diretta della turbolenta vita italiana del Risorgimento. Sedici lettori leggeranno gli episodi maggiori del libro, una puntata al giorno, in modo da poter seguire tutta la complicata e dolorosa vicenda, resa nella sua assoluta immediatezza.
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Italiano
Un ambiente angusto e suggestivo per raccontare i momenti eterni dell'agonia. Nelle carceri del Castello di San Giorgio, la terza e penultima puntata del "Confortatorio di Mantova", un progetto di Luca Scarlini dal libro omonimo di don Luigi Martini. La storia dei Martiri di Belfiore nella preparazione all'atto solenne della morte, una morte da «grandi italiani e veri cattolici», in onore dei più alti ideali di patria e di nazione. Tazzoli, Zambelli, Scarsellini, De Canal e Poma salgono dignitosamente la scala che conduce alla forca la mattina del 7 dicembre 1852. Uno spettacolo di compassione che suscita sospiri, gemiti e turbamento nella folla e negli stessi carnefici. Una pagina nera del Risorgimento mantovano, un martirologio moderno raccontato dalle voci di Alberta Bassi, Anna Bianchi, Stefania Forini e Giovanna Granchielli. Nella testimonianza di don Martini, le salme dei condannati si fanno così 'viva scuola', incarnazione estrema del significato di libertà e stato, terra e cielo, gloria e ignominia, tempo ed eternità. 

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