10/09/2011

AFRICA DA SALVARE?

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«L'Africa non vuol essere salvata. Ciò che l'Africa chiede al mondo è il riconoscimento della sua capacità di avviare una crescita senza precedenti, sulla base di un vero e leale partenariato con gli altri membri della comunità globale». Uzodinma Iweala, nato nel 1982 a Washington da genitori nigeriani, ha lavorato a vari progetti di cooperazione internazionale in Nigeria e a New York. Il suo primo romanzo, "Bestie senza una patria" ha vinto numerosi premi ed è stato tradotto in undici lingue. Di senso, modalità, rischi, vantaggi degli aiuti umanitari parla con lo scrittore Gianni Biondillo, tra i fondatori di "Nazione indiana".
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Poco dopo l'inizio dell'evento Africa da salvare nel Palazzo Aldegatti, Uzodinma Iweala, giovane scrittore nato nel 1982 negli Stati Uniti ma di origine nigeriana, chiede al pubblico quanto sia conosciuta l'Africa. La risposta viene dal pubblico, ma anche da Gianni Biondillo, scrittore italiano: «molto spesso da qui, da un altro continente, non si sa nulla» e, per ovviare al problema, riassume brevemente la storia dell'Uganda, Paese ben conosciuto dall'autore, svelando anche quei piccoli dettagli conoscibili solo da chi ha vissuto in quelle realtà. 
Uzodinma Iweala sottolinea poi il fatto che in Europa, molti danno per scontato i problemi dell'Africa, pensando siano «sotto il sole», riferendosi alle malattie come l'aids e alle guerre. L'autore precisa poi l'ambiente letterario, qui molto sottovalutato, del continente africano: «la Nigeria è un posto di ampio sviluppo in vari ambiti, e c'è anche una generazione di giovani artisti impegnati politicamente».
Per quest'uomo cresciuto negli Stati Uniti tornato a vivere in Nigeria, è stato decisamente un lavoro importante scrivere su un argomento delicato come quello dei bambini soldato. «Chi ha il diritto di parola? Chi racconta queste storie? Ho cercato di dare la voce a chi di solito non ce l'ha. Quindi per me, in quanto scrittore, la prima cosa è ascoltare e cercare di avvicinarmi il più possibile a queste persone».
Ciò che vorrebbe fare Gianni Biondillo sarebbe dunque far conoscere l'Africa non con la cronaca ma con la letteratura. 

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