11/09/2011 - Lavagne. Problemi scientifici (e musicali) in piazza
IL JAZZ È DAVVERO IMPROVVISATO?
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Pur essendo un tratto caratteristico del jazz, l'improvvisazione non è una condizione essenziale. Ascolti e riflessioni all'incrocio tra scrittura ed invenzione estemporanea. La sfida lanciata lo scorso anno agli scienziati di spiegare una formula o una teoria scientifica solo con gesso e lavagna prosegue e coinvolge quest'anno anche i musicisti, che tratteranno questioni di tecnica e teoria musicale con l'aiuto aggiuntivo di un lettore CD.
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L'ultima 'lavagna musicale' di Festivaletteratura 2011 vede ancora protagonista il musicologo Stefano Zenni, che ripercorre la storia del jazz per dimostrare com'è possibile riconoscere l'improvvisazione in questo 'grande calderone': Zenni riparte da Louis Armstrong, passando per Charlie Parker e Charles Mingus, per approdare infine a George Russell affermando che l'improvvisazione non è mai 'totale'. Il jazz è sempre trasmesso oralmente, durante il Novecento e oltre, e meno di altri 'stili' gode di una codificazione fissa: ciò significa che l'improvvisazione è fondata sulla ri-significazione di ciò che esiste; le variazioni sul tema o l'improvvisazione libera totale dunque sono stratificazioni di senso. Dallo swing al bop, dal free al jazz rock, i musicisti, secondo Zenni, non creano nulla ex-novo ma lavorano su materiale che esiste (tracce, regole), aggiungendo una componente creativa estemporanea che tiene conto di strutture codificate, siano esse partiture complesse o semplicemente un'indicazione di 'clima' da ricreare suonando (nel caso del free jazz, ad esempio). Un giovane nel pubblico chiede dunque se l'improvvisazione, in senso stretto esiste, e così risponde Zenni: «Dobbiamo intenderci sul concetto d'improvvisazione, che varia di epoca in epoca, di cultura in cultura, di luogo in luogo». Quello che i jazzisti fanno, pensandoci di più o di meno, per caratterizzare il jazz è dunque aggiungere la componente fisica che è propria di questo genere, e soprattutto 'presentificare' il loro io, poiché il jazz è la musica che meglio rappresenta quest'epoca liquida in cui viviamo, poiché è lo stile più vicino all'umano e alla vita.