05/09/2012 - Tracce

IL DIAVOLO NELL'AFFRESCO

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Diavolo d'un demonio! Per otto secoli se n'è rimasto nascosto tra le nuvole degli affreschi di Giotto ad Assisi, quasi a cercare di impedire l'assunzione in cielo di San Francesco. Ma Chiara Frugoni lo ha scovato e ci racconta la sua scoperta.
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Italiano
Lo sguardo spesso è fallace. Delle miriadi di immagini che colpisco la nostra retina solo una millesima parte riusciamo a catturarla e renderla persistente nella memoria. Questo non succede quasi mai con le opere d'arte. Dalle prime teorizzazioni settecentesche, che prediligono uno sguardo attento, colto e 'in presa diretta' sull'opera d'arte da parte del connoisseur, alle recentissime scoperte diagnostiche che vedono tele, affreschi e tavole esaminate in una radiografia epidermica al millimetro quadrato, oramai si può sostenere che le opere d'arte non abbiano più misteri. Carbonio 14, raggi x e acidi entrano costantemente in contatto con le stratigrafiche pennellate delle opere, torturate e costrette a rivelare anche il più celato degli enigmi. Ma, come dicevamo in partenza, lo sguardo è fallace. E può esserlo per ben ottocento anni. Finché un occhio attento e concentrato non ribalta ogni certezza consolidata. Stiamo parlando dell'occhio di Chiara Frugoni, nota medievista e perla dell'accademismo italiano. Questa sera, davanti Palazzo Ducale, ci ha raccontato le sue nuvole e i suoi demoni. Precisamente quelli del ventesimo affresco della Basilica superiore di San Francesco ad Assisi ritraente il trapasso del santo dalla vita terrena a quella celeste. Qui compare tra le nuovole, beffardo ma placido, il volto di tergo di Lucifero, nei suoi tratti canonizzati e immediatamente riconoscibili. Un forte senso di disorientamento prende lo spettatore che si appropria di quest'immagine per la prima volta: Lucifero è scolpito tra le nuvole, soffici e benevoli. Non è del suo consueto colore rosso vermiglio, ma di un rassicurante celeste, inquinato solo da due cupe corna nere. E, cosa sorprendente, ha gli occhi chiusi. Come una Vergine che guarda con le palpebre basse il suo Bambino. Ma con un'attenta analisi delle fonti, da quelle che hanno ispirato Giotto per la realizzazione del ciclo di affreschi a quelle più precipuamente storiche, la Frugoni ci porta per mano negli Inferi, ci fa conoscere la cecità di Lucifero, punito per il suo narcisismo da Dio, e, di contro, ci fa risalire verso le nuvole, in quel cielo in cui si affollano i demoni cacciati dalla città di Assisi. Le nuvole, dunque, sono il luogo privilegiato dei demoni, anime che abitano un corpo fittizio di 'vapore e acqua' (San Bonaventura), destinati ad un trono vuoto nell'alto dei Cieli. La Frugoni ci tiene a puntualizzare la sua carriera da storica medievista e non di storica dell'arte, seppur l'uso delle immagini come supporto visivo l'ha sempre aiutata nelle sue lezioni, in quanto fonti storiche di immediata comprensione. E proprio partendo da un'immagine, sottoposta a miriadi di sguardi di turisti annoiati, è riuscita a ridare pregnanza allo sguardo, un 'guardare' ridotto dalla pigrizia ad un 'vedere'. Prestare attenzione, essere vigili e costantemente critici, può farci vedere un diavolo. Ma anche il profilo di un angelo ormai cieco.

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