07/09/2012

RIFLESSIONI IN FORMA DI RACCONTO

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Narratore delle piccole storie, dotato di uno sguardo ironico e consapevole, capace di raccontare il mondo guardandolo attraverso il finestrino di un treno, Peter Bichsel è uno dei più schivi e indiscussi maestri della letteratura contemporanea. L'autore di Al mondo ci sono più zie che lettori, Il lettore il narrare e Quando sapevamo aspettare parla di libri, lettura, letteratura con Alberto Manguel, autore di Una storia della lettura. 


Con il contributo dell'Istituto Svizzero di Roma.
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Tedesco
L'incontro tra Peter Bichsel e Alberto Manguel ha quasi la forma di un colloquio privato: Bichsel ripercorre i suoi ricordi per raccontare, ad un pubblico emozionato e molto attento, il suo rapporto con i libri e la scrittura. 
L'autore prende sul serio chiunque scriva, anche se lo fa male. Questo atteggiamento è stato molto influenzato dall'aver ritrovato per caso un suo quaderno di poesie di quando aveva dodici anni; rimase molto colpito non dalla bellezza di quei componimenti, ma dalla loro serietà, sebbene scritti in età così giovane. 
Bisogna considerare infatti che la letteratura tedesca fa una distinzione netta tra quella che viene considerata alta e bassa letteratura e Bichsel ritiene che quest'ultima non debba essere ignorata, perché rappresenta la base da cui gli scrittori partono.
 Egli si ritiene fortunato, poiché scrivere è un grande lusso. Anche se gli strumenti con il tempo sono cambiati, la sostanza è sempre la stessa: scrivere non si può insegnare né imparare, è rimasto un lavoro da dilettanti perché non devi saperlo fare, ci vuole solo passione. 
Bichsel si considera un lettore, prima che uno scrittore, e leggere è l'attività che predilige. È rammaricato dal constatare che si legge poco nonostante non manchino gli scrittori. L'autore sostiene però che solo i lettori possono migliorare il mondo. 
Oggi legge soprattutto testi di amici e colleghi, ma ritrova con piacere la compagnia di alcuni libri di Goethe o di Flaiano, scrittore che apprezza molto perché pur non sapendo tutto, tentava tutto. È comunque difficile per lui indicare degli autori preferiti perché ritiene che leggere dia dipendenza, come bere vino. Un bevitore non ha mai un vino preferito, beve tutto. 
Resta vivida dentro di lui l'emozione provocata da certi libri letti in gioventù, anche se forse gli stessi testi letti oggi lo deluderebbero.
 Manguel chiede chi potrebbe essere l'autore di un libro su Peter Bichsel. L'autore non ha dubbi: sarebbe Shakespeare, perché sapeva scrivere di tutto. Pensa comunque di non avere bisogno che qualcuno scriva di lui, ma spera di essere in grado di lasciare qualcosa di buono.
 In "Quando sapevamo aspettare", Bichsel parla degli immigrati italiani in Svizzera e delle difficoltà che ebbero per inserirsi; le cose ora sono cambiate e molti italiani fanno parte di quelli che odiano gli stranieri. «Cos'è rimasto dei primi immigrati? Solo un po' di colore». È difficile pensare alla Svizzera senza gli stranieri e l'autore trova che ogni paese sarebbe triste senza questa mescolanza. Individua poi nel turismo il più grande nemico, incapace di unire le persone. Il turista non va in un posto con gli occhi e con il cuore, ma con la macchinetta fotografica. Alla domanda «Quale libro porterebbe su un'isola deserta?», Bichsel non ha dubbi: «Nessuno». Leggere e scrivere sono attività da fare da soli, ma hanno bisogno di tutta la società intorno.

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