08/09/2012

GRAPHIC HISTORY

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Da molti anni dialogano idealmente attraverso i loro libri: Vittorio Giardino ha raccontato con i graphic novel la guerra civile spagnola (No pasaràn - Una storia di Max Fridman) anche grazie agli studi dello storico Gabriele Ranzato, uno tra i massimi esperti dell'argomento e docente di Storia contemporanea all'Università di Pisa. Ora, finalmente, si conosceranno dal vivo a Mantova per mostrare come le immagini possano rappresentare la storia.
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Italiano
In occasione della ristampa del fumetto "No pasaran", Vittorio Giardino incontra il professore ordinario di Storia contemporanea presso l'Università di Pisa e storiografo della guerra civile spagnola Gabriele Ranzato. In apertura Ranzato ammette di aver capito i grandi messaggi che anche un fumetto può trasmettere proprio attraverso la saga di Max Fridman, l'ex-agente dei servizi segreti francesi richiamato al servizio nel 1938 per una serie di indagini nell'Europa fra le due guerre, creato dalla raffinata matita del disegnatore bolognese. Ma il grande pregio di questa graphic history, dice lo storiografo, è la precisione nel descrivere luoghi e ambientazioni che coinvolge anche il lettore meno preparato, che ha «la forza di farti sentire lì» (C. Geertz). Quelle di Max Fridman sono avventure immerse nella storia che, senza alcuna pretesa, spesso riescono ad interpetare il contesto in cui si svolgono; nel caso di "No pasaran" l'episodio chiave della guerra civile spagnola: la battaglia dell'Ebro del 1938. Interpellato, il fumettista non si risparmia e ci rivela il metodo con cui riesce ad ottenere «l'immersione del lettore nel passato, con un certo autocompiacimento dell'autore per l'esattezza storica» di cui parla Ranzato, ossia attraverso la ricerca puntigliosa di fonti iconografiche storiche a cui ispirarsi (ad esempio i lavori del fotografo catalano Agusti Centelles, definito il Robert Capa spagnolo, i quali vengono riprodotti in alcune tavole del fumetto). L'ambizione è riuscire a cogliere lo «spirito dell'epoca» di cui parla Conrad nell'introduzione al racconto "Il duello". Ma a fare la differenza è il lavoro degli storici, che fornisce il background ad un autore che affronti la narrativa storica, ed in certe occasioni il caso, che dà accesso ad informazioni irrilevanti per l'analisi storica, ma fondamentali per il romanzo. Da parte sua Ranzato ammette il punto debole della storiografia: lo storico è invidioso e frustrato nei confronti della storia di fiction perché paradossalmente i prodotti di quest'ultima hanno la capacità di creare il senso comune storiografico (spesso ben lontano dall'esattezza) più di quanto faccia una qualsiasi opera storica, dal momento che si servono delle emozioni. «E più l'invidia cresce, più ci si accorge che anche noi storici siamo travolti e convinti dalla forza di queste narrazioni», dice, «Pur conoscendone i limiti, come potrei non apprezzare un'opera straordinaria quale "Per chi suona la campana"?». L'unico modo per combattere l'invidia, conclude, è fare il possibile per introdurre anche l'aspetto narrativo nelle opere storiografiche e non dimenticare che i grandi eventi si sviluppano nel contesto quotidiano del fluire della vita.

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