09/09/2012 - Le pagine della cultura

LE PAGINE DELLA CULTURA

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Oggi gli inserti culturali dei quotidiani si sono moltiplicati e la rete ha ulteriormente contribuito a ridefinire funzioni e ruoli dell'informazione letteraria e artistica. In questo spazio sempre più ibrido tra produzione, comunicazione e consumo tentano di addentrarsi gli incontri di "Le pagine della cultura". Ogni mattina Festivaletteratura affida a uno scrittore straniero il compito di selezionare una rassegna stampa mirata, per offrire un quadro dei temi al centro del dibattito culturale alle varie latitudini del pianeta.
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Domenica mattina, in un'atmosfera ancora fredda ma già filtrata dal sole, l'incontro de "Le Pagine della Cultura" ha inaugurato l'ultimo giorno di Festivaletteratura. E lo ha fatto parlando di temi molto forti, in un'insolita chiacchierata tra il giornalista di "Internazionale" Piero Zardo e Emmanuel Guibert, mano raffinatissima del fumetto francese. La cultura, come aveva detto Alberto Notarbartolo in apertura della rassegna, riguarda tutti gli ambiti dell'attività umana e, aggiungiamo, ha a che fare anche con l'attualità. E si è voluto cominciare proprio con uno sguardo su questa: tra le ultime dal cinema e dalla politica, che hanno dato luogo a riflessioni molto ricche. Il Leone d'Oro ha trovato in questi giorni il suo destinatario: il coreano Kim Ki-Duk, autore del film "Pietà", che ha già suscitato molte polemiche a causa delle numerose scene violente. Addirittura, pare che "El Paìs" abbia definito «demenziale» questo Leone d'Oro. Ma l'ottica degli artisti accende sempre una luce particolare anche sugli avvenimenti di questo tipo ed Emmauel Guibert non è stato da meno, raccontando molti aneddoti di vita vissuta e commentando così: «Viviamo in un mondo fatto di morbidezza ed estrema facilità, il mondo degli europei fortunati. Siamo abituati a guardare la violenza da lontano e quando arriva un film del genere ci lasciamo risvegliare e sconvolgere, ma senza avere la coscienza delle immagini reali che forse non abbiamo mai visto». Sempre in questi giorni, come ha fatto sapere Piero Zardo, a Perpignan (nel sud-ovest della Francia), si sta svolgendo il Festival Internazionale di Fotogiornalismo, un ambito che con queste immagini ha evidentemente a che fare e che rivela aspetti ancor più interessanti in un contesto di guerra. Guibert si è dimostrato molto legato a questa attività: «È interessante conoscere chi scrive un articolo o chi scatta le fotografie di un reportage, insomma chi c'è dietro a un servizio di questo tipo. Un reportage spesso è una storia che nessuno conosce ma che vale la pena di raccontare». E, a proposito di fotografi che raccontano storie per immagini, si è raccontato di alcuni che hanno scaricato immagini, apparentemente slegate, da Google Street View (il sistema che riprende vie e strade e ne inserisce le fotografie in un database accessibile a tutti gli utenti) e le hanno messe insieme creando bizzarre combinazioni e una relativa coerenza. In Francia c'è stata di recente una decisione del neo-Presidente Hollande, che ha lasciato a bocca asciutta chi si fidava ciecamente della sua storia di 'uomo di sinistra': quella di sgomberare diversi campi Rom. Anche in questo caso la prospettiva di Guibert è stata sorprendente: «Davanti a un problema internazionale, solitamente ho la testa completamente vuota e non so cosa pensare, mi interessano solo le storie personali perché sono l'unico modo di entrare in una realtà. Personalmente ho provato a capire cosa significa vivere nelle condizioni dei nomadi immigrati, sapendo che si è in tanti in spazi ristretti e che appena ci si sistema dopo poco ci si dovrà nuovamente spostare. Dovremmo dare loro la possibilità di fare ciò che sanno fare, come coltivare la terra, sfruttando e riutilizzando così quei campi che sono abbandonati e dismessi. In qualche parte del mondo è successo. Non posso impedirmi di provare ammirazione per persone che sanno mettere in piedi una 'casa' in poche ore e di rifarsi velocemente una vita: per me sono persone da cui si può e si deve imparare».

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