04/09/2013 - Genealogie

ANTENATI IN VIVA VOCE

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Una storia di famiglia nasce innanzitutto attraverso la tradizione orale all'interno della famiglia stessa. Nelle curiosità, nelle memorie, nei non-detti che le generazioni si scambiano, si costruisce in modo relazionale un racconto condiviso di cui ognuno a suo modo si fa portatore. Ecco perché la raccolta delle testimonianze orali permette di raccogliere informazioni preziose per orientare la ricerca genealogica negli archivi, ma soprattutto per dare voce e spessore ai dati raccolti, tramutando i semplici nomi segnati su un registro in uomini e donne memorabili. Alessandro Portelli, considerato uno dei massimi esperti a livello mondiale in questo settore e autore di "Storie orali", ne parla con lo storico Juri Meda.
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Inizia dall'analisi del racconto orale il primo evento di 'Genealogie', ciclo di incontri e laboratori per acquisire gli strumenti di base della ricerca genealogica. Alessandro Portelli, considerato uno dei padri fondatori della storia orale, si confronta con lo storico Juri Meda sull'esigenza dell'individuo di entrare a far parte di un processo storico più ampio, che contenga anche le vite e le esperienze altrui.
Arricchito da citazioni letterarie illustri come "Assalonne, Assalonne!" di William Faulkner e l'"Autobiografia" di Malcolm X, l'incontro affronta tematiche quali il silenzio dovuto all'incomunicabilità del trauma, un silenzio spesso carico di memoria ben più delle parole, come sostiene anche la studiosa, citata da Portelli, Luisa Passerini. Il lavoro dello storico si basa infatti sul rispetto dell'interlocutore: lo storico non può entrare dentro certe oscurità, ma solo delinearne i contorni, perché la testimonianza orale non è un documento sul passato, ma semmai un documento del e nel presente.
Come avviene però la trasmissione della memoria all'interno del nucleo familiare? Portelli sottolinea come questo ruolo venga assolto di frequente dagli zii o dai nonni, figure che mantengono l'autorevolezza dei genitori ma non la loro autorità, instaurando una distanza generazionale con i giovani interlocutori che non può che essere favorevole alla narrazione. Ulteriore esempio per ribadire come la ricostruzione della memoria sia sempre un atto bilaterale, che presuppone interesse e curiosità da parte dell'ascoltatore, destinato a divenire contenitore e, a sua volta, moltiplicatore di esperienze. Cambiamento straordinario accaduto dalla metà degli anni Cinquanta, la diffusione delle nuove tecnologie e il miglioramento generale del livello di istruzione hanno generato un interessante paradosso o inversione dei ruoli, che dir si voglia: per la prima volta, i figli possiedono infatti conoscenze che i genitori non hanno e si sono trasformati, nei confronti di questi ultimi, in potenziali creatori di memoria.

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