05/09/2013 - Tracce

UN AMBIENTE A MISURA D'UOMO

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«Abbiamo portato in tutti i villaggi le nostre armi segrete: i libri, i corsi, le opere dell'ingegno e dell'arte. Noi crediamo nella virtù rivoluzionaria della cultura che dona all'uomo il suo vero potere». Così scriveva Adriano Olivetti nel 1959 in "Il cammino della Comunità": un libro secondo Salvatore Settis ancor più indispensabile oggi, per ricostruire su nuove basi la nostra convivenza civile.
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Italiano
È il suono delle campane che richiama a raccolta la comunità, simbolo di un patrimonio culturale e sociale in via d'estinzione, punto di partenza per la costituzione di realtà complesse. E la campana riporta in luce "Il cammino della comunità" presentato da Salvatore Settis, archeologo e storico dell'arte.
La comunità è il sogno di Adriano Olivetti, illuminato imprenditore piemontese, un sogno utopistico se pensato con gli occhi di oggi, visione felice di un'Italia che poteva essere e non fu. L'originalità del suo pensiero è legata ad una modernizzazione industriale. L'impresa diventa l'esempio del vivere insieme, che sovverte la distanza tra padroni ed operai: le risorse sociali, economiche e culturali devono essere accessibili a tutto perché «dona all'uomo il suo vero potere».
La sua è una figura imponente, laboratorio di idee per la scrittura della Costituzione, impoverita dalle attuali vicende politiche. Crederci ancora, nonostante tutto, significa ricavarne uno slancio morale, una forza concreta per il rilancio di una nazione.
Settis appassiona in trenta minuti intensi. L'arte, il paesaggio e il sapere devono essere diritto di ogni cittadino. Non è un diritto osservare un immenso patrimonio ridotto a carcassa per attirare un turismo che sia solo sinonimo di risorsa economica.
Il bene sociale non è più un bene comune perché alla mercé di una selvaggia privatizzazione. Salvaguardare i valori etici, sociali e culturali significa costruire una collettività. Il contrario è un rischio grande per l'umanità: è una perdita di risorse materiali ma anche di memoria e identità storica.
Credere in un'Italia possibile per ricucire gli ultimi frammenti, è l'invito che lo studioso tiene presente durante il tutto confronto. E infine lascia una traccia di riflessione: «Olivetti è da rimpiangere o da prendere come esempio?».

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