06/09/2013 - Gli incontri di the reading circle

LA BANDA DEL FORMAGGIO: READING

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«"È il suo cuore, - mi avevan detto, - non si preoccupi, è sano, l'eco cardio gliela facciamo fare soltanto così, per le statistiche", e a me (...) era venuto in mente l'inizio di quella poesia di Gozzano "Mio cuore, monello giocondo, che ride pur anco nel pianto, mio cuore bambino che è tanto felice d'esistere al mondo", e mi ero commosso, mi era venuta su una tenerezza, per il mio cuore, vederlo lì in bianco e nero dentro un monitor che batteva, batteva, batteva». Maestro nell'arte del leggere ad alta voce, Paolo Nori propone un reading da "La banda del formaggio", storia di un libraio e di un editore che prova affetto per il suo cuore che batte.
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Italiano
"La banda del formaggio" è l'ultimo libro di Paolo Nori, pubblicato a maggio. Come saprà chi conosce e ha letto Nori, ogni suo libro va letto ma soprattutto va ascoltato mentre lui lo legge, in quel modo così inconfondibile che lo contraddistingue.
Libro particolare e leggermente diverso dagli altri questa "Banda del formaggio", perché è, in teoria, un giallo. Un giallo atipico perché è un'autoindagine che il protagonista e narratore Ermanno svolge per capire quali sono i veri motivi che hanno spinto il suo ex socio a suicidarsi. Che poi, di motivi ce ne sarebbero stati, riflette Ermanno. Che poi, un po' di vergogna nella vita di Paride, l'ex socio di Ermanno, c'era davvero. Perché, come ha spiegato l'autore prima di cominciare a leggere alcuni brani, dire a qualcuno, a Parma (città in cui Nori ha vissuto per anni) o dintorni, di essere uno di quelli della banda del formaggio è una offesa non da poco. La storia è questa: con l'armistizio della II Guerra Mondiale fu richiesto ai cittadini di restituire le armi, cosa che logicamente in pochi fecero, soprattutto tra i partigiani - dato che i tempi erano quelli che erano. Tra i partigiani, ci furono quelli che, rimasti senza lavoro o comunque impoveriti, decisero di unire l'utile arma al dilettevole, assaltando caseifici, risolvendo quindi il problema della mancanza di lavoro e del cibo in un'unica mossa. Quando queste bande furono scoperte, l'onta per i partigiani coinvolti fu grandissima, passando dall'essere eroi nazionali a vili ladri di formaggi. Tornando al curioso titolo del libro di Nori, il morto di questo giallo non convenzionale, Paride, è proprio il nipote di uno di questi famosi banditi...
Una volta hanno chiesto a Luigi Malerba perché scrivesse. E lui, con molta semplicità, ha risposto: «Per capire meglio quello che penso». Oggi, quando chiedono a Paolo Nori perché ha scritto questa o quella cosa, lui risponde sempre con questa citazione. E poi racconta di quando un ragazzo gli ha detto che, mentre leggeva il suo "Bassotuba non c'è", andava avanti con le pagine perché aspettava il momento in cui succedesse qualcosa ma una volta terminato il libro ha potuto constatare che non era successo niente, al contrario di ciò che normalmente accade nei romanzi d'avventura, dove ogni pagina contiene mille avvenimenti. Per fortuna, questo tratto del libro gli era piaciuto. Ed è piaciuto anche a Paolo Nori, che scrive libri in cui la lingua è quella del parlato e in cui sembra che non accada mai nulla perché lui, nella sua vita, quando va a letto la sera si chiede «Ma cos'è successo oggi?» e la risposta quasi sempre è «Niente». E questa cosa lo rincuora. 
Una chicca del libro, che Nori ha regalato ai presenti leggendola, è il dizionario delle parole sentite sui mezzi pubblici, che contiene definizioni speciali di Milano, Roma, Napoli, Firenze, tutte classificate come "città di contrasti", o della parola "filo", che può essere rosso e di tessuto francese. Piccole perle da persone comuni che poi comuni non sono.

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