07/09/2013

ANDATA E RITORNO

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«Quello che è nuovo nel fumetto, diciamo da una ventina d'anni, è che è diventato una forma d'espressione totale in grado di coprire tutti gli argomenti, tutte le preoccupazioni, ossessioni, nevrosi. Penso anche che in ogni momento della sua vita un autore affronta esperienze particolari che influenzano il suo lavoro. Magari nel bel mezzo della nostra vita, come nel mio caso, siamo interessati a sapere quale direzione vogliamo dare alla seconda metà, e per questo è necessario capire un po' del nostro passato». Fumettista e disegnatore tra i più amati in Francia e in Italia, Cyril Pedrosa si è aggiudicato con "Portugal" tra l'altro il premio FNAC 2012 al Festival di Angoulême. Raccontando con le immagini un viaggio nel passato su cui costruire il futuro. Come racconta con parole e colori allo scrittore Fabio Geda.
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Non so come siete arrivati alle opere di Cyril Pedrosa. Se l'avete incontrato attraverso il suo ultimo libro, "Portugal", l'impatto è stato sicuramente molto particolare. Pagine e pagine e pagine (261 in tutto) di disegni meravigliosi, di narrazione, parole, suoni e soprattutto di colore. Un colore utilizzato non solo per definire i personaggi, ma anche per trasportare gli stati d'animo all'interno delle tavole, usando il giallo per l'allegro matrimonio della cugina, le sfumature di blu per i tuffo nei pensieri e nei ricordi o il grigio per la fine di un amore.
Uno stile alquanto suggestivo nato per il suo costante bisogno di trovare nuovi modi per raccontare una storia. «Voglio camminare nel mio giardino, scegliendo ogni volta una storia diversa», per questo sperimenta tecniche alternative, sempre accompagnate da un potente uso delle parole senza le quali non riuscirebbe mai a dire quello che realmente ha in testa (chi era in sala ha inteso «Attenzione, potrei presentarmi presto con un romanzo»).
Questo interesse per la sperimentazione si rivela anche nel progetto che ha recentemente fondato per il web, Professeur Cyclope, una rivista di fumetti interamente fruibile su internet. Perché se è vero che il libro è qualcosa di insostituibile, esiste oggi una tecnologizzazione che permette non solo di digitalizzare e quindi diffondere quello che si ha scritto, ma di pensare ad un nuovo spazio creativo in cui lo spazio si ingrandisce e si rimpicciolisce, qualcosa di perfetto per essere messo in un tablet e sfogliato con il dito. (Zerocalcare in platea annuisce e più tardi ammetterà pure che l'incontro di Pedrosa gli ha «messo dentro 'na scimmia di fare cose nuove che voi non potete capì»).

Rispondendo alle domande di Fabio Geda, Pedrosa fa più volte riferimento al suo profondo legame con la famiglia, «il mio inferno e il mio paradiso», con il passato «mi ci sento quasi prigioniero» e la propria identità. E non perché scrivendo cerchi questi riferimenti, ma al contrario perché scrivere e disegnare sono gli unici modi per lui di indagare a fondo sul passato e riportare alla luce conflitti, sensazioni ed emozioni con cui cerca di fare i conti. Tanto che spesso non si accorge nemmeno di quanto 'se stesso' inserisce nelle storie che racconta.
"Portugal" nasce da un vero viaggio in questi luoghi, il primo viaggio in età adulta che risveglia in lui i ricordi della sua infanzia portoghese. Proprio per questo decide di raccontare la storia di Simon e della sua famiglia, una famiglia piena di segreti, di non detto, che ha portato in qualche modo Simon al blocco dello scrittore, un'incapacità di narrare, di proporre una storia nuova, dovuta proprio al fatto che lui stesso non conosce la sua.
E mentre Pedrosa disegnava di Simon, si è trovato a raccontare se stesso, facendo molta fatica a distinguere quello che c'era di privato da quello che era narrazione, a identificare lo scopo di questo libro: raccontare di questo viaggio al lettore o usare le pagine per capire meglio se stesso? Per questo le vignette di "Portugal" sono ricche di fantasmi, 'personaggi liquidi', ricordi che tornano visibili dopo anni in cui erano rimasti sopiti.
Un'intervista alquanto ispirata, quasi intimista, che fa capire quanto Pedrosa tenga a questa passione, quanto sia per lui molto più di un semplice lavoro. Tanto che alla fine dell'evento si prenderà quasi due ore per firmare e lasciare uno schizzo su ognuno dei libri degli appassionati in coda per lui.

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