07/09/2013 - Giallo a contrasto
Maurizio De Giovanni e Valerio Varesi con Luigi Caracciolo
2013_09_07_181
La Napoli degli anni '30 (e non solo) e la Parma di oggi (e non solo), mare e colline, colori e nebbia, un poliziotto gran gourmet e un altro che appena si alimenta, dolori privati e drammi collettivi. Niente di più diverso, eppure - magia del giallo - entrambi convivono sullo scaffale dello stesso lettore. Maurizio De Giovanni ("Il metodo del coccodrillo", "I bastardi di Pizzofalcone") incontra Valerio Varesi ("La casa del comandante", "È solo l'inizio, commissario Soneri"). Coordina Luigi Caracciolo, sostituto commissario di polizia.
English version not available
Italiano
«Il giallo riflette più di altri generi la realtà che ci circonda cercando di interpretarla, non è più solo il vecchio gioco intellettuale tra autore e lettore alla ricerca del colpevole»: è questa, secondo Luigi Caracciolo, la vera essenza attuale di un genere letterario che ha saputo affermarsi in tutta la sua dignità e che continua ad evolversi, adattandosi ai tempi.
In effetti, negli ultimi anni è subentrato un punto di vista di stampo relativistico, che ha svelato «l'illusione del dominio della natura da parte dell'uomo - come ha detto Valerio Varesi - Se prima avevamo uno Sherlock Holmes colto e autosufficiente, oggi abbiamo protagonisti con una diversa coscienza, che si calano pienamente nella realtà su cui devono indagare». In qualche modo la ricerca punta quindi alle cause più profonde oltre l'apparenza di ciò che accade, andando al di là di ciò che comunemente si pensa che sia il giallo.
Così descritto, questo genere (in passato ingiustamente considerato 'minore') secondo Valeri «colma quel vuoto della narrativa da Pasolini in poi, quella che serve ad interpretare ciò che nella realtà facciamo fatica a capire, come l'età delle stragi troppo poco approfondita letterariamente». Non si ha paura di dire, allora, che il giallo può a buon diritto essere considerato una narrazione di impegno civile: «Io credo in una letteratura che si sporca le mani».
Per Maurizio De Giovanni, c'è anche qualcosa di più: «Il giallo sta mettendo sempre più in evidenza quanto le passioni siano in primo piano. Una mano armata è sempre data dalla devianza di una passione o di un affetto. La giustizia deve capire cosa è successo e punire, ma è la narrativa a dovere occuparsi di capire cosa accade nella mente delle persone coinvolte».
In effetti, negli ultimi anni è subentrato un punto di vista di stampo relativistico, che ha svelato «l'illusione del dominio della natura da parte dell'uomo - come ha detto Valerio Varesi - Se prima avevamo uno Sherlock Holmes colto e autosufficiente, oggi abbiamo protagonisti con una diversa coscienza, che si calano pienamente nella realtà su cui devono indagare». In qualche modo la ricerca punta quindi alle cause più profonde oltre l'apparenza di ciò che accade, andando al di là di ciò che comunemente si pensa che sia il giallo.
Così descritto, questo genere (in passato ingiustamente considerato 'minore') secondo Valeri «colma quel vuoto della narrativa da Pasolini in poi, quella che serve ad interpretare ciò che nella realtà facciamo fatica a capire, come l'età delle stragi troppo poco approfondita letterariamente». Non si ha paura di dire, allora, che il giallo può a buon diritto essere considerato una narrazione di impegno civile: «Io credo in una letteratura che si sporca le mani».
Per Maurizio De Giovanni, c'è anche qualcosa di più: «Il giallo sta mettendo sempre più in evidenza quanto le passioni siano in primo piano. Una mano armata è sempre data dalla devianza di una passione o di un affetto. La giustizia deve capire cosa è successo e punire, ma è la narrativa a dovere occuparsi di capire cosa accade nella mente delle persone coinvolte».