08/09/2013

Dacia Maraini con Chiara Valerio

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"Le mie storie mettono in evidenza la parte oscura di un'educazione, di un modello culturale ormai entrato in profondità, che porta gli uomini a pensare di possedere la donna che amano (...) Bisognerà fare un lavoro sulla cultura. C'è bisogno di far capire che non si può possedere nessuno". La questione femminile è da sempre al centro dei romanzi e dell'impegno culturale di Dacia Maraini. Fin dall'uscita di "Donne in guerra", nella metà degli anni '70, l'autrice ha scelto spesso, come protagoniste dei suoi romanzi e dei suoi lavori teatrali, donne che si trovano a combattere contro un'oppressione sociale insostenibile, umiliate negli affetti da uomini che concepiscono l'amore solo in modo predatorio. "L'amore rubato", che racchiude otto storie di violenze patite da ragazze del nostro tempo, è l'ultimo tassello di un lungo e coerente percorso di denuncia condotto da Dacia Maraini attraverso la scrittura. La incontra Chiara Valerio, autrice di "La gioia piccola di essere quasi salvi".
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L'intervista di Chiara Valerio a Dacia Maraini è quanto di più ampio e 'goloso' si possa immaginare: si passa con disinvoltura dal teatro al viaggio, fino a una domanda incentrata sul «come sogna Dacia Maraini», se in prosa o poesia, vista la sua strabiliante produzione letteraria. Completa l'intervista il pubblico, che dal web chiede alla scrittrice del suo impegno contro il femminicidio e della battaglia per un'educazione più responsabile.

«Quali differenze sussistono fra narrativa e teatro?», chiede Chiara Valerio. Per la Maraini la narrazione è una linea orizzontale: scrivendo ci si interroga sul tempo che passa, ma mentre il romanzo ha bisogno di un tempo di lettura e scrittura ed è possibile rilevare una transizione tra le due fasi, un passaggio orizzontale, nel teatro si sperimenta invece una verticalità: tutto in esso è presente e il tempo viene congelato. Tuttavia, «indipendentemente dal linguaggio utilizzato, l'essere umano racconta e senza racconto non esisteremmo. La storia stessa è racconto e l'immaginazione diventa il motore della nostra vita. I rapporti umani funzionano solo grazie all'immaginazione: solo se si riesce ad immaginare il dolore altrui si può essere solidali. Ed è proprio per questo che la cultura è importante, perché sollecita e nutre l'immaginazione, ci dà gli strumenti per capire il mondo.»

Per Dacia Maraini l'immaginazione viene prima di tutto, senza di essa non si può interagire con gli altri.

Anche il viaggiare è un processo di conoscenza: il turismo di oggi tende al muoversi non al viaggiare riproponendo gli stessi alberghi e lo stesso cibo, invece bisognerebbe essere pronti a rimettere in discussione le proprie idee. Il viaggio vero, molto simile al viaggio intellettuale, può farci cambiare e mettere in crisi le nostre certezze. Viaggiare, come leggere, è sempre un rischio.

Dal pubblico che segue l'intervista in live-tweet arriva la domanda conclusiva: «Quanto può fare la letteratura nella lotta contro la violenza sulle donne?» Secondo l'autrice italiana, «di leggi ce ne sono abbastanza, ma è l'educazione che manca. Bisogna iniziare dalle scuole, perché le manette non risolvono le cose. Non è un fatto biologico, anche le donne possono essere violente, ma noi abbiamo imparato a sublimare, siamo allenate a trattenere la nostra aggressività.»

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