05/09/2014 - La grande guerra. Voci e storie di soldati

SCRIVERE DENTRO LA GUERRA

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La Grande Guerra è stata il primo evento della storia dell'umanità a coinvolgere contemporaneamente milioni di persone. è proprio l'eccezionalità dell'esperienza di guerra a spingere molti di questi uomini a lasciarne testimonianza attraverso la scrittura. Migliaia di lettere, diari, appunti, che raccontano semplicemente «la guerra come noi l'abbiamo realmente vissuta», come ha scritto Emilio Lussu, e che a lungo sono rimaste circoscritte alla memoria privata e familiare. Solo alla metà degli anni Ottanta la storiografia ha riconosciuto in questi testi una potente fonte documentaria, in grado di dare nuova luce alla realtà del primo conflitto mondiale. Emilio Franzina, esperto di scritture popolari, e Quinto Antonelli del Museo Storico del Trentino ne parlano con lo storico Juri Meda.
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Celebrare la memoria dei caduti nell'anno del centenario dallo scoppio della prima guerra mondiale. Festivaletteratura lo sta facendo mettendo a disposizione nell'archivio di Stato la digitalizzazione dei ruoli matricolari del Distretto di Mantova relativi alle classi di nascita dal 1866 al 1913. E grazie a un'installazione sonora allestita nel Famedio della chiesa di San Sebastiano, dove, circondati dalle lapidi dei caduti delle due guerre, da ogni angolo giungono le voci, le memorie, le interviste, le letture dei diari di chi quella tragedia l'ha vissuta sulla sua pelle.  Anche Emilio Franzina e Quinto Antonelli, storici illustri e ospiti al Festivaletteratura per onorare questa ricorrenza, hanno rivolto la loro attenzione allo studio delle testimonianze letterarie dal fronte. Il primo lo ha fatto sviluppando un'intuizione geniale: ha scritto "La storia (quasi vera) del milite ignoto". Non una storia del tutto inventata, ma un collage di testimonianze, fatti storici e memorie, danno vita alla biografia di un soldato morto nella grande guerra e mai identificato. Mettendo insieme i pezzi di vita vissuta disseminati in una sconfinata mole di documenti, lo storico compone, come in un puzzle, la storia verosimile, o quasi vera, di un combattente che il narratore provvede poi a raccontare attraversando così tutte le fasi dello sforzo bellico compiuto in quattro anni dall'Italia. Dopo aver portato più volte a casa la pelle da valoroso, il suo soldato sconosciuto muore appunto da ignoto non in battaglia, ma fuggendo il 23 ottobre 1918 da una casa di piacere per salvare una giovane ragazza, che si era innamorata di lui, da un bombardamento nemico. Per una circostanza fortuita sarà la sua salma ad essere sepolta, tre anni più tardi, nell'Altare della Patria a emblema e memoria di tutti i caduti nell'immane conflitto. Solo ora, cent'anni dopo, il milite ignoto ha trovato le forze per raccogliere le sue memorie e raccontarcele. Sì, perché il libro di Franzina è una autobiografia, ed è il soldato in persona a parlare. Quinto Antonelli, ricercatore presso il Museo Storico del Trentino, ha condotto numerosi studi sulla letteratura popolare da e verso il fronte. Soltanto della prima guerra mondiale ci sono circa quattro miliardi di lettere totali, e circa la metà sono provenienti dal fronte, indirizzati alle famiglie. Una mole enorme, sembra che ogni momento libero dei soldati in trincea fosse occupato dalla scrittura di lettere. Anche l'analfabeta cerca di comunicare, si fa scrivere lettere o se le fa leggere. L'analisi di tutto questo materiale è importante, ma va setacciato con cura, perché gran parte delle scritture dei soldati al fronte contengono rassicurazioni sullo stato di salute e sulle condizioni di vita. C'è da considerare anche che tutto questo materiale subiva il controllo della censura, e che forse le lettere più vere e sincere non hanno mai raggiunto il destinatario. Dopo la prima guerra, negli anni venti e trenta, questi documenti di scrittura popolare svaniscono nel nulla, sembra che soltanto i generali e gli ufficiali abbiano scritto lettere. C'è soltanto un racconto degli anni Trenta di Mario Puccini, "Il soldato Cola", che racconta la prima guerra mondiale tramite l'esperienza di un soldato semplice. Negli anni Sessanta e Settanta finalmente, i documenti relativi alla scrittura popolare di guerra riaffiorano, negli archivi pubblici e nelle collezioni private, risvegliando un'attenzione rivolta più all'analisi dei diari e delle memorie personali che alle lettere, perché testimonianze più autentiche e sincere di quella grande tragedia.

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