06/09/2014 - Pagine Nascoste

WRITE DOWN, I AM AN ARAB

2014_09_06_PN1900
Evento ripetuto di Ibtisam Mara'ana Menuhin

Israele/Palestina, 2014, 73 minuti

Anteprima italiana

Presenta il film Elisabetta Bartuli

La storia di Mahmoud Darwish, poeta palestinese e scrittore tra i più influenti del mondo arabo, le cui opere hanno forgiato l'identità palestinese e contribuito a motivare intere generazioni. Nato in Galilea, la sua famiglia fuggì durante la guerra arabo-israeliana del 1948, ritornando anni dopo per trovare un paese martoriato. Come ogni cittadino palestinese di Israele in quegli anni, crebbe sotto una giurisdizione militare che impediva la libertà di movimento. Queste esperienze costituiscono le fondamenta di una carriera letteraria che arriverà a rappresentare le aspirazioni di un'intera nazione. Attraverso la sua poesia, lettere ed esclusivi materiali d'archivio, viene alla luce la vicenda di un uomo diventato portavoce di un popolo.
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«Nemo profeta in patria», nessuno è profeta in patria. Nel caso di Mahmoud Darwish, però, questo non vale: forse perché a mancare è la patria stessa. Il film della regista Ibtisam Mara'ana Menuhin sulla vita del grande poeta palestinese è stato dunque proiettato come anteprima nazionale nell'ambito di Festivaletteratura. Ed ecco che il documentario (introdotto da Elisabetta Bartuli, esperta di questioni mediorientali) ha saputo toccare le corde del pubblico, attraverso le testimonianze di coloro che rappresentarono figure fondamentali nella vita di Darwish: la professoressa, il fratello, la ragazza ebrea amata in età giovanile, la moglie. Eppure le parole che emergono prepotentemente dal film sono le sue, quelle condensate nelle poesie che hanno fatto il giro del mondo e che hanno contribuito in maniera determinante al risveglio della coscienza e dell'identità palestinese. «Ogni poeta sogna di essere la voce degli altri. Ma io non voglio rappresentare nessuno, non riesco a rappresentare nemmeno me stesso». Queste le parole di Darwish, a testimonianza perenne della sua condizione di esiliato e della profonda sofferenza che ne deriva. Eppure, il poeta palestinese è riuscito nell'impresa di diventare uno dei simboli (accanto ad Arafat, con cui ebbe un rapporto di amore-odio) del riscatto di un popolo oppresso, ma non solo: nelle sue opere egli si rivolge all'uomo nella sua totalità. Ma il vero filo conduttore del film è l'amore declinato per Rita, a cui dedica versi sofferti, passionali, evocativi di un sentimento vissuto senza confini. E che rispecchiano la difficoltà di essere senza patria, senza poter tornare al villaggio dove è nato, quello di Al-Birwa. E anche dopo la sua morte, il poeta palestinese continua a essere il simbolo più che mai attuale del desiderio di riscatto del suo popolo e della ricerca (difficile e tortuosa) di una propria identità.

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