06/09/2014 - Promenade française

PELLEGRINI DEL VUOTO

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Di che cosa va in cerca chi si mette in cammino per Santiago di Compostela? «Avverto al contempo un bisogno di movimento e di ritorno alle radici. Parlerei di una volontà paradossale di movimento e radicamento, come se occorresse di nuovo cercare queste radici spostandosi». Jean-Christophe Rufin, premio Goncourt, accademico di Francia, già ambasciatore francese in Senegal, ha preso il Camino del Norte, la via più dura e più aspra, facendone un cammino iniziatico. Il chiasso dei turisti, gli incontri e la solidarietà tra pellegrini, e insieme le considerazioni storiche e l'osservazione del paesaggio fanno solo da sfondo a questo 'apprendistato del vuoto', in cui la strada percorsa agisce sull'anima, alleggerendola da qualsiasi pensiero e aprendola all'esperienza di una totale libertà. Dialoga con l'autore di Il cammino immortale il giornalista Fabio Gambaro.
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L'aggettivo che più si addice a Jean-Christophe Rufin è sicuramente eclettico. Sia come persona che come scrittore. è infatti tra i fondatori di medici senza frontiere, è stato poi ambasciatore francese in Senegal ed infine scrittore di successo: «non ho trovato nella medicina le risposte che cercavo, quindi ho inziato a scrivere. Dapprima ho provato i saggi, poi sono passato ai romanzi». Ed è stato un passaggio fruttuoso, tanto da portarlo a vincere il premio Goncourt. 
Nella Basilica di Santa Barbara presenta il suo ultimo libro "Il cammino immortale", in cui racconta la sua personale esperienza del cammino di Santiago. «La mia vita è cambiata dopo tre anni da ambasciatore in Senegal, volevo tornare ad una vita normale, facendo una lunga camminata». Non c'è nessuna ideologia religiosa dietro al libro, che l'autore stesso definisce laico: «non è più un'epoca di fede, ci sono molti motivi per cui si parte per questo cammino»; molto importante è invece la componente fisica del viaggio, lo sforzo che proviamo: «attraverso il corpo si ha una trasformazione spirituale che avviene per il grande impegno fisico. Si possono leggere tanti libri sul cammino ma nessuno fa capire davvero quello che accade provandolo con il proprio corpo».   
Ed ancora ritorna sul concetto di peso: «il pellegrino pensa all'idea di peso, il peso dello zaino. La grande fatica sta nel raggiungere l'equilibrio tra peso e necessità reali. Il peso riflette le nostre paure, tutto ciò può essere esteso alla vita. Ora sono più cosciente del peso delle mie responsabilità». Un invito rivolto a tutti a privarci degli affanni inutili, per poter camminare con più leggerezza.

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