08/09/2017
LA PRIMAVERA DI TUNISI
2017_09_08_114
Il fermento rivoluzionario diffusosi nella Tunisia urbana nel corso del 2011 ha acceso in Shukri al-Mabkhout la scintilla per raccontare «un recente periodo della storia del Paese, le cui paure, cambiamenti e conflitti erano simili a quelli di cui era testimone: il periodo di transizione dal regno di Bourghiba a quello di Ben Ali». L'accademico e critico letterario fonde metaforicamente passato e presente in un romanzo che descrive una generazione di giovani che sognavano il cambiamento, stretti tra l'ascesa degli islamisti e la repressione del governo in uno Stato soffocato da un sistema corrotto. L'italiano, che nel 2015 gli è valso il più importante premio letterario per la narrativa araba, è uno specchio che negli anni Ottanta riflette i giorni nostri. La Storia, come sempre, si ripete. Lo incontra Elisabetta Bartuli, esperta di letteratura araba.
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La meglio gioventù tunisina: Shukri al-Mabkhout e Elisabetta Bartuli raccontano della sinistra in Tunisia negli anni '80 e '90.
Shukri al-Mabkhout, un accademico tunisino, il rettore dell'Università di Manouba, ha scritto il suo romanzo d'esordio "L'italiano" a cinquant'anni. Nel 2015 è stato il primo libro tunisino ad ottenere l'International Prize for Arabic Fiction, il Booker per la narrativa araba. Ne ha parlato al Festivaletteratura con Elisabetta Bartuli, esperta di letteratura araba e traduttrice.
La trama del romanzo si svolge negli anni Ottanta e Novanta nel periodo di transizione dal governo di Bourghiba a quello di Ben Ali dopo la Rivoluzione dei gelsomini (1987). Shukri al-Mabkhout ha sempre pensato di aver scritto un libro che riguarda una situazione locale della Tunisia ma il pubblico italiano ha trovato degli aspetti in comune. Non si tratta solo del titolo che incuriosce: è semplicemente il soprannome del protagonista Abdel Nasser, così lo chiamano per i suoi tratti fini, per la bellezza 'italiana'. Il cuore del romanzo come ha notato Elisabetta Bartuli è la sinistra, e la domanda principale che ha posto l'autore era quella: «Perché la sinistra tunisina dopo la rivoluzione non è stata in grado di accedere al potere?». Il libro racconta della gioventù del sindacato degli studenti ed è anche una storia d'amore tra il militante di sinistra Abdel Nasser e Zeina, una vera rivoluzionaria e intelettuale, un carattere forte e contraddittorio.
Attraverso le vicende dei protagonisti, lo scrittore riflette su come mantenere i propri valori e la libertà individuale vivendo in una dittatura. Per Shukri al-Mabkhout questo libro è stato anche la possibilità di fare una ricerca personale, e non quella di uno studioso: «non trovavo le risposte a molte domande, così ho potuto scrivere un romanzo in cui potrei riflettere e dialogare».
Shukri al-Mabkhout, un accademico tunisino, il rettore dell'Università di Manouba, ha scritto il suo romanzo d'esordio "L'italiano" a cinquant'anni. Nel 2015 è stato il primo libro tunisino ad ottenere l'International Prize for Arabic Fiction, il Booker per la narrativa araba. Ne ha parlato al Festivaletteratura con Elisabetta Bartuli, esperta di letteratura araba e traduttrice.
La trama del romanzo si svolge negli anni Ottanta e Novanta nel periodo di transizione dal governo di Bourghiba a quello di Ben Ali dopo la Rivoluzione dei gelsomini (1987). Shukri al-Mabkhout ha sempre pensato di aver scritto un libro che riguarda una situazione locale della Tunisia ma il pubblico italiano ha trovato degli aspetti in comune. Non si tratta solo del titolo che incuriosce: è semplicemente il soprannome del protagonista Abdel Nasser, così lo chiamano per i suoi tratti fini, per la bellezza 'italiana'. Il cuore del romanzo come ha notato Elisabetta Bartuli è la sinistra, e la domanda principale che ha posto l'autore era quella: «Perché la sinistra tunisina dopo la rivoluzione non è stata in grado di accedere al potere?». Il libro racconta della gioventù del sindacato degli studenti ed è anche una storia d'amore tra il militante di sinistra Abdel Nasser e Zeina, una vera rivoluzionaria e intelettuale, un carattere forte e contraddittorio.
Attraverso le vicende dei protagonisti, lo scrittore riflette su come mantenere i propri valori e la libertà individuale vivendo in una dittatura. Per Shukri al-Mabkhout questo libro è stato anche la possibilità di fare una ricerca personale, e non quella di uno studioso: «non trovavo le risposte a molte domande, così ho potuto scrivere un romanzo in cui potrei riflettere e dialogare».