Superato il timore che la parola dieta suscita, siamo pronti a rivendicare con orgoglio quella mediterranea (patrimonio UNESCO dal 2010) come uno dei pilastri fondamentali della nostra identità culturale. A spiegarci cosa davvero si intenda per dieta e quanto “nostra” sia o meno la dieta mediterranea, studiata e resa celebre dal fisiologo statunitense Ancel Keys (quello della seconda razione k, per intenderci), sono gli antropologi Elisabetta Moro e Marino Niola. Con l’aiuto di Federico Taddia i due ospiti esplorano i significati profondi del cibo, «linguaggio contenitore», vale a dire ancora capace di raccogliere ed esprimere ciò che gli altri non dicono più. Si delineano così i principali tratti della nostra identità culturale e culinaria: dall’imprescindibile idea di socialità e condivisione ad atteggiamenti nuovi solo in apparenza, come il vegetarianesimo, il ricorso al digiuno e il mito del corpo.
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Chi in questi giorni non ha ceduto alla tentazione di impastare? Dagli anni Cinquanta in poi la pizza è diventata la grande protagonista delle tavole, imponendosi in ogni forma e ad ogni ora. È perfetta: sazia, piace, diverte, è semplice e versatile al punto da diventare un simbolo contemporaneamente tradizionale e globale.
A illustrare la storia di uno degli alimenti che più si è trasformato nel tempo, dalla prima citazione nell’Eneide alle shining pizza di oggi (se pensate all’ananas è perché non avete mai provato quella col caimano), sono Antonio Puzzi, Marino Niola, Vito Trotta e Luciana Marcolini.
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Con la fine della guerra l’Italia torna a mangiare e, dopo anni di sofferenza, si dedica sempre più ai piaceri della tavola. Ma i cambiamenti che la nazione conosce a livello politico e sociale da quel momento in poi sono tanti, profondi e si riflettono tutti sulle abitudini e sulle mode culinarie degli italiani.
Roberta Corradin ci accompagna in tre incontri che sono racconto e degustazione (è sconsigliato l’ascolto prolungato a stomaco vuoto) dei piatti-simbolo degli ultimi decenni, dai timorati e timorosi anni Cinquanta-Sessanta sino ai piacioni e disillusi anni Ottanta-Novanta, con un piccolo accenno agli anni Duemila e ai nuovi Dieci. Difficile trovare un ripasso di storia più dolce.
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Scegliere il ristorante è una responsabilità con la quale prima o poi tutti abbiamo a che fare. È una decisione insidiosa, che se siamo in compagnia ci espone nei confronti di eventuali ospiti (invitare a cena è pur sempre un “prendersi cura”), mentre se non lo siamo può condannare a sofferenze ben peggiori della solitudine. Per tenerci allenati in vista di tempi migliori, ricordiamo i consigli di Gianni Mura e Marco Malvaldi per cogliere i numerosi segnali di pericolo e affinare le nostre abilità di decisione.
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