Colagrande, Paolo
Avvocato e scrittore piacentino, classe 1960, esordisce con il romanzo Fìdeg, bizzarra e dissacrante storia di un'avventura letteraria pubblicata da Alet nel 2007. Come spiegato nel glossario posto alla fine dell'opera, il titolo del libro è un'esclamazione dialettale che vuol dire "fegato". Grazie a Fìdeg ha vinto il Premio Campiello Opera prima e ha ricevuto una menzione speciale al Premio Viareggio nella stessa sezione. Sempre per Alet, nel 2008 pubblica il romanzo Kammerspiel; al 2010 risale invece la prima edizione, per Rizzoli, di Dioblù. Autore di diversi racconti, ne ha pubblicati alcuni sulla rivista Linus e uno nella raccolta Panta. Emilia Fisica, a cura di Paolo Nori (Bompiani, 2006). Insieme a Daniele Benati, Ugo Cornia e allo stesso Nori, è stato tra i curatori e collaboratori della rivista letteraria L'accalappiacani, «settemestrale di letteratura comparata al nulla» edito da DeriveApprodi (suo fu uno dei racconti del numero zero dal titolo: Non possiamo non dirci cani). Con il suo quarto romanzo Senti le rane (2015) è entrato nella cinquina dei finalisti del Premio Campiello. Nel 2019 ha firmato La vita dispari, «un racconto originale, condotto con una scrittura scorrevole, costellata di considerazioni psicologiche e filosofiche, venata di ironia» (Sette – Il settimanale del Corriere della Sera); nel 2022 una straripante storia di Resistenza e amicizia dal titolo Salvarsi a vanvera.
(foto: © Festivaletteratura)