Gatti, Fabrizio
Nato nel 1966, Fabrizio Gatti ha iniziato a lavorare come giornalista al Giornale di Indro Montanelli e poi al Corriere della Sera. Dal 2004 al 2022 è stato uno dei reporter di punta del settimanale L'Espresso. e dal settembre 2022 è direttore editoriale per gli approfondimenti del quotidiano Today.it. Si occupa di criminalità italiana e internazionale ed è stato inviato in numerosi Paesi, ripercorrendo le tratte delle vittime della prostituzione, del lavoro nero e dell'immigrazione clandestina. Nel 1998 ha vissuto in una baraccopoli alla periferia di Milano e sempre a Milano, nel 2000, si è fatto rinchiudere con il falso nome di Roman Ladu nel centro di detenzione per stranieri di via Corelli. Dall'esperienza è nato per il Corriere il reportage Io, clandestino per un giorno. Celebri anche le sue inchieste sul trattamento subito dai rifugiati kossovari che cercavano di varcare il confine svizzero e sulle condizioni di vita nei centri di permanenza temporanea di Lampedusa. Nel 2007, grazie al servizio sui lavoratori immigrati impiegati nella raccolta dei pomodori (Io, schiavo in Puglia), ha ricevuto a Bruxelles il Premio Giornalistico dell'Unione Europea. Nel 2008 si è aggiudicato il Premio Letterario Internazionale Tiziano Terzani per il libro Bilal, nato da un reportage lungo la tratta sahariana delle nuove migrazioni verso il Nord Africa, da cui è anche stato tratto uno spettacolo teatrale. Con Gli anni della peste (2013) è tornato a occuparsi di criminalità organizzata, raccontandone il volto più comune e quotidiano. Nel 2019 ha pubblicato il romanzo d'inchiesta Educazione americana. Nel 2021 è uscito L'infinito errore, un libro sulla Pandemia di Covid-19 «che evidenzia in modo inconfutabile gli errori e le responsabilità che hanno portato alla nuova Chernobyl mondiale» attraverso testimonianze e informazioni inedite. Nel 2023 torna alla narrativa e alle questioni migratorie con il romanzo per ragazzi Nato sul confine, allo scopo di sensibilizzare le nuove generazioni su un tema cruciale del nostro tempo.
(foto: © Leonardo Céndamo)