07/09/2006

Mariella Mehr con Antonio Moresco e Anna Ruchat

2006_09_07_025
«Credo che oggi le troppe storie di vittime stiano rendendo le persone insensibili». Zingara e svizzera Mariella Mehr, che ha subito in prima persona le persecuzioni perpetrate contro il suo popolo, nel romanzo "Labambina" ribalta di continuo il rapporto tra vittime e carnefici. A confronto con lei su questo tema Antonio Moresco e Anna Ruchat. L'evento 025 ha subito variazioni rispetto a quanto riportato sul programma. Originariamente era prevista la presenza di Michele Ranchetti, sostituito successivamente da Antonio Moresco e Anna Ruchat.
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Si è scelto un luogo suggestivo, la Chiesa di Santa Maria della Vittoria, per il venticinquesimo evento del Festival mantovano. Protagoniste, alcune pagine scritte da Mariella Mehr, lette dalla sua traduttrice ufficiale: Anna Ruchat. Si dialoga sulla violenza, a partire da quei romanzi della scrittrice (svizzera e zingara) ispirati dalla sua storia soggettiva e da quella del suo popolo, a lungo perseguitato in Svizzera come altrove. In questi romanzi è spesso la difficoltà di parola l'aspetto più narrato della sua infanzia, che alla violenza fu sempre esposta, e senza scelta. Alla violenza della strada ma ancor più a quella istituzionale dell'electroshock o delle istanze di affidamento temporaneo. La scrittrice denuncia la 'morte sociale' a cui i bambini di oggi, che subiscono la stessa condizione, sono destinati. Un responsabile facilmente individuabile è rappresentato dal razzismo linguistico, che ostacola le lingue minoritarie e, ciononostante, non sempre stimola l'apprendimento di quelle nazionali. Emblematico è, a questo riguardo, il fatto che la protagonista del suo romanzo più recente, "Labambina", non ha nemmeno un nome.

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