09/09/2006 - Un'idea di Dante

LA GRAZIA DELLE VIRTÙ
. 
Sapienza umana e theiosis cristiana
 (Purg. I)


2006_09_09_167
Dopo avere visto a quale deformazione conduce il vizio, uscito alla luce Dante celebra in Catone l'uomo naturale, pervenuto al pieno governo di sé, interamente libero da ogni condizionamento: politico, passionale, spirituale. Le virtù, che altro non sono che l'abilità ad esistere, sono sufficienti per vivere bene nel mondo e fruirne con pienezza e, se ben praticate, finiscono per inerire talmente al soggetto da divenire abito. E ammesso che vi sia una grazia divina capace di trasformare la natura umana - il trasumanar - di certo non la nega ma, caso mai, la perfeziona. 

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Italiano
Salvatore Natoli prosegue degnamente la popolare serie di dodici incontri su Dante e la sua "Divina Commedia". A Palazzo d'Arco, il professore di filosofia della politica rilegge, secondo la sua prospettiva, il primo canto del "Purgatorio". Che è importante soprattutto per noi, noi che viviamo in un mondo in cui è sparito il definitivo, e non vediamo più la meta, ma esistiamo solo per l'andare. Il "Purgatorio" infatti è un transito, una purgazione dal vizio: un continuo perfezionamento verso la purezza e l'integralità della virtù. Nella nostra vita ondivaga, mar crudele e periglioso, siamo scomposti dal forte vento dei desideri. Modello di comportamento allora diventa per noi Catone, uomo della natura (per dirla tutta: un profano) che finirà in paradiso: la luce di quattro stelle gli illumina il viso, sono le quattro cardinali virtù della prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Se come dice Nietzche, noi siamo solo capaci di imitare, ma non di venerare, e se il trasumanar è impossibile per noi, possiamo però con un'ecologia dell'anima e della mente smaltire le nostre colpe, e perseguire la strada della perfettibilità. Se essere giovani è gratuito invecchiare bene è merito.

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