04/09/2008 - Scintille. Trenta minuti di improvvisa energia
GLI ZINGARI RITROVATI
2008_09_04_SCINT1230
I rom accampati presso l'ex-Snia di Pavia sono stati sgomberati e costretti a fuggire. Lo scrittore Antonio Moresco e il fotografo Giovanni Giovannetti sono andati a cercarli nelle loro terre in Romania.
English version not available
Italiano
Sotto la tenda Sordello, di fronte ad un pubblico numeroso che le sedie non bastano a contenere, il fotografo Giovanni Giovannetti e lo scrittore Antonio Moresco, uno dei pochi in Italia ad avere ancora la forza di fare letteratura, ripercorrono il loro recente viaggio in Romania, un viaggio alla ricerca di un popolo, quello zingaro, un popolo che nel nostro immaginario sembra proprio non riuscire a slegarsi dai facili e criminali stereotipi giornalistici: «zingari di merda».
Alle loro spalle scorrono alcune delle foto scattate durante il viaggio, e intanto Moresco spiega, con passione e con la pazienza di un bravo insegnante, quello che in un Paese normale non ci sarebbe bisogno di spiegare: che il mondo zingaro, come d'altronde ogni cosa, è complesso e multiforme e che, mettendo da parte l'intelligenza e facendo di tutte le erbe un fascio non si va da nessuna parte.
Il pubblico ascolta e sembra capire, annuiscono quasi tutti. «Lo sappiamo» sembrano dire, «Eccome se lo sappiamo». E per mezz'ora la paura e il terrore che ogni giorno ci annichiliscono sembrano sparire dai nostri volti.
Gli ultimi cinque minuti sono un assolo di Giovannetti che, in un capolavoro di precisione e concisione, cerca di scagliarsi per l'ultima volta contro la nostra cecità. Ma negli occhi di Antonio Moresco, dietro alle lenti dei suoi occhiali spessi, è come se si cogliesse una sorta d'insormontabile sconforto.
Alle loro spalle scorrono alcune delle foto scattate durante il viaggio, e intanto Moresco spiega, con passione e con la pazienza di un bravo insegnante, quello che in un Paese normale non ci sarebbe bisogno di spiegare: che il mondo zingaro, come d'altronde ogni cosa, è complesso e multiforme e che, mettendo da parte l'intelligenza e facendo di tutte le erbe un fascio non si va da nessuna parte.
Il pubblico ascolta e sembra capire, annuiscono quasi tutti. «Lo sappiamo» sembrano dire, «Eccome se lo sappiamo». E per mezz'ora la paura e il terrore che ogni giorno ci annichiliscono sembrano sparire dai nostri volti.
Gli ultimi cinque minuti sono un assolo di Giovannetti che, in un capolavoro di precisione e concisione, cerca di scagliarsi per l'ultima volta contro la nostra cecità. Ma negli occhi di Antonio Moresco, dietro alle lenti dei suoi occhiali spessi, è come se si cogliesse una sorta d'insormontabile sconforto.