05/09/2008 - Scienze Confidenziali


CABBALISTI A TEMPO PIENO


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La mistica ebraica si esprime con linguaggio enigmatico e simbologie spesso misteriose. Nel corso del tempo ha incuriosito, affascinato e intimorito generazioni di studiosi; di recente è tornata di moda, e viene sfruttata anche per strani cammini di redenzione dal sapore new age. Per fare chiarezza sulle origini e gli sviluppi della qabbalah non c'è niente di meglio di una chiacchierata amichevole tra due esperti come Giulio Busi e Matteo Corradini per svelare segreti e diventare cabbalisti, per un'ora almeno.
 Le Scienze Confidenziali tornano al Festival per affrontare argomenti ritenuti difficili o da specialisti. Nell'atmosfera confidenziale che si crea davanti a un bicchiere di vino tutto diventa più facile, e anche le scienze trovano quel calore e quel tono colloquiale che le rende accessibili a tutti.

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Italiano
letteratura ebraLe Scienze confidenziali, con "Cabbalisti a tempo pieno", sono state davvero confidenziali. Tutto è partito da una citazione. Un passo dello "Zohar" di più facile comprensione rispetto agli altri, sull'importanza del profumo di un fiore; eppure, un piccolo dubbio sulla giusta traduzione di un termine: rosa o mughetto? Probabilmente rosa, dice l'esperto, non mughetto. Ma poco dopo si alza una mano, e poi una voce di ragazza, timida e tremante: «mi vergogno a dire chiaramente quello che penso». Poi, la voce tremante diventa vibrante. «ma io conosco i mughetti, mia nonna li raccoglie sempre in campagna. Sono semplici da raccogliere, non hanno le spine come le rose, e profumano sempre e tanto, mentre solo alcune rose profumano davvero». Parole emozionate, semplici, candide, che vengono dal cuore. Il pubblico lo sente, e le accoglie con un applauso altrettanto caloroso. Ma a me, che sono dietro ad ascoltare, ancora non basta. Qualcosa mi incuriosisce. «Perché ti vergognavi a dire la tua opinione?» «Perché lui è un esperto, mentre io non sono nessuno». Eppure, dice, lei l'ha sentito: chi ha scritto quel testo stava parlando del mughetto, non della rosa. «Non so perché, ma ne sono sicura». Ma traduzione o interpretazione giusta o sbagliata, non è per quello che gli sconosciuti intorno a lei l'hanno applaudita, o salutata una volta finito l'evento. Non è tanto quello che ha detto, ma come lo ha detto. Perché la letteratura non è fatta dalle parole scritte, ma da ciò che sta dietro a queste parole, e da ciò che evocano in chi legge. Il Festival è fatto anche di questo. Piccole cose che fanno capire quanto sia grande la letteratura.

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