10/09/2010 - TRACCE. Letture di oggi, letture di domani

MILLECINQUECENTO LETTORI

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Tanti erano, secondo Enzo Forcella, i lettori delle pagine politiche dei quotidiani nel 1959. Un pubblico di parlamentari, sindacalisti, industriali e nessun altro. Poteva essere un giornalismo sano? E oggi - si chiede Piero Dorfles - la situazione è cambiata?

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Il giornalismo politico, quarto potere senza potere reale? A questa domanda tentò di dare una risposta cinquant'anni fa Enzo Forcella, allora notista politico de "La Stampa", che, in un saggio passato alla storia con il titolo "1500 lettori" (ovvero il pubblico che contava, composto da parlamentari, sindacalisti, industriali e nessun altro), lanciò una vera e propria filippica contro il sistema dell'informazione politica.

Piero Dorfles nell'incontro di Tracce tenutosi in Piazza Sordello venerdì mattina, ha analizzato la riflessione di Forcella facendo paralleli tra il mainstream dei giornali degli anni '50 e quello attuale: ciò che emerge è il continuo pericolo per l'indipendenza dei giornalisti che prende il nome di compromissione con il potere, scambio di favori, autocensura, raccomandazione. L'articolo di Forcella rappresenta un atto che non si è ripetuto spesso nel nostro Paese - ha sottolineato Dorfles - in quanto assunse una posizione polemica andandosene da un giornale ma spiegando perché non poteva fare il suo lavoro come voleva.

Oggi assistiamo a una modificazione dell'accesso alla professione, ovvero spesso i nuovi giornalisti sono raccomandati, sono senza competenze e saltano la gavetta: in questo modo la compromissione con il potere politico diviene ancora più evidente. E, a proposito del boom di ascolti registrato dal Tg La7 diretto da Enrico Mentana, Dorfles ha aggiunto: «Ha avuto un'impennata di ascolti perché è un Tg diverso dagli altri, rischia di essere un telegiornale normale, che racconta quello che sta succedendo nel Paese. Il 56% degli italiani sceglie chi votare in base a quello che vede in tv, le notizie spesso non vengono date e siamo anestetizzati da questa situazione: è il momento di dire basta e di ribellarsi».

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