06/09/2012 - Tracce
DIARIO DA UNA CASA IN PORTOGALLO
2012_09_06_TR1730
Nel 1935 Christopher Isherwood e Stephen Spender arrivano a Sintra, in Portogallo, con il sogno di fondare una comune dove vivere con tutti gli amici. Li raggiunge, qualche settimana dopo, Wystan Hugh Auden. L'esperienza dura poco, ma ne rimane - come ci raccontano il figlio di Spender, Matthew, e Luca Scarlini - un leggendario diario a più mani: "Il diario di Sintra".
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Italiano
Un figlio che raccoglie brandelli della storia del proprio padre, frammenti di lettere, pagine di vita, scorci quotidiani: Matthew Spender ci riporta nel Portogallo del 1935, spalancando le porte di quella comune che per i tre migliori scrittori inglesi degli anni trenta e i loro compagni aveva costituito una vera e propria via d'uscita, un rifugio dove capire chi e cosa essere.
Un esodo, una diaspora, un allontanamento fortemente voluto, quello di Stephen Spender, Wystan Hugh Auden e Christopher Ishwood, un distacco fisico e mentale da una patria che non sapeva accettare la loro omosessualità, una patria considerata «nemica, più di Hitler e Mussolini», proprio al sorgere del secondo conflitto mondiale.
Una raccolta dei loro progetti di yacht e ville, di gioco d'azzardo al casinò dell'Estoril, di giornate trascorse a crescere pomodori e scrivere libri: un diario di bordo, che rispecchia un mondo in bilico tra disperazione e glamour, ma allo stesso tempo carica di una spinta tale da plasmare la materia prima di un romanzo.
Le loro biografie non sono solo lo studio di una ristretta cerchia di personaggi, bensì la chiave per comprendere il retroscena di una società non ancora pronta ai cambiamenti storici e culturali che l'avrebbero investita in poco tempo.
Ciò che strabilia il pubblico è la naturalezza con cui Matthew Spencer racconta il passato del padre, la sua inclinazione all'omosessualità, rivangando quei ricordi rimasti sepolti per quasi sessant'anni, nel pieno e doveroso rispetto di una madre che sapeva di non poter essere amata quanto un uomo.
Ad affiancarlo in questo 'ping pong' della durata di mezz'ora è Luca Scarlini, curatore dell'edizione italiana del "Diario di Sintra", che diverte il pubblico inizialmente ripromettendosi di parlare «amorevolmente, ma alla velocità di 45 giri», poi ricordando lo scandalo omosessuale britannico riguardante Oscar Wilde, proprio con una citazione del celeberrimo poeta «Un ragazzo a Genova costa cinque soldi, un ragazzo a Napoli costa due soldi. Io preferisco Napoli». Scarlini, al contempo, propone una riflessione sulla più grande eredità che ci lascia questo Novecento di guerre, scempi, macerie e vergogne: il concetto di desiderio come mezzo e fine per cui le persone agiscono, come fattore determinante delle loro scelte e delle loro azioni. E la grande brama di Spencer, Ishwood e Auden era quella di contestare un modello di organizzazione sociale e mentale, riproponendone uno libero dalle restrizioni, dal pregiudizio e dal conformismo.
Un esodo, una diaspora, un allontanamento fortemente voluto, quello di Stephen Spender, Wystan Hugh Auden e Christopher Ishwood, un distacco fisico e mentale da una patria che non sapeva accettare la loro omosessualità, una patria considerata «nemica, più di Hitler e Mussolini», proprio al sorgere del secondo conflitto mondiale.
Una raccolta dei loro progetti di yacht e ville, di gioco d'azzardo al casinò dell'Estoril, di giornate trascorse a crescere pomodori e scrivere libri: un diario di bordo, che rispecchia un mondo in bilico tra disperazione e glamour, ma allo stesso tempo carica di una spinta tale da plasmare la materia prima di un romanzo.
Le loro biografie non sono solo lo studio di una ristretta cerchia di personaggi, bensì la chiave per comprendere il retroscena di una società non ancora pronta ai cambiamenti storici e culturali che l'avrebbero investita in poco tempo.
Ciò che strabilia il pubblico è la naturalezza con cui Matthew Spencer racconta il passato del padre, la sua inclinazione all'omosessualità, rivangando quei ricordi rimasti sepolti per quasi sessant'anni, nel pieno e doveroso rispetto di una madre che sapeva di non poter essere amata quanto un uomo.
Ad affiancarlo in questo 'ping pong' della durata di mezz'ora è Luca Scarlini, curatore dell'edizione italiana del "Diario di Sintra", che diverte il pubblico inizialmente ripromettendosi di parlare «amorevolmente, ma alla velocità di 45 giri», poi ricordando lo scandalo omosessuale britannico riguardante Oscar Wilde, proprio con una citazione del celeberrimo poeta «Un ragazzo a Genova costa cinque soldi, un ragazzo a Napoli costa due soldi. Io preferisco Napoli». Scarlini, al contempo, propone una riflessione sulla più grande eredità che ci lascia questo Novecento di guerre, scempi, macerie e vergogne: il concetto di desiderio come mezzo e fine per cui le persone agiscono, come fattore determinante delle loro scelte e delle loro azioni. E la grande brama di Spencer, Ishwood e Auden era quella di contestare un modello di organizzazione sociale e mentale, riproponendone uno libero dalle restrizioni, dal pregiudizio e dal conformismo.