07/09/2012 - Lavagne. Esempi di scrittura musicale
MUSICA E PAROLA / IMPROVVISARE UN BRANO JAZZ
2012_09_07_LAV2130
Lato A - Classica MUSICA E PAROLA
La musica e il linguaggio verbale: due codici che nella nostra cultura si confrontano da secoli, e la cui interazione ha dato vita ad alcune delle più alte forme d'arte di ogni tempo.
A cura di Orchestra da Camera di Mantova.
Introduce Giovanni Bietti. Musiche di L.v. Beethoven, F. Schubert, F. Mendelssohn-Bartholdy. Quartetto d'archi dell'Orchestra da Camera di Mantova: Luca Braga e Pierantonio Cazzulani: violini; Klaus Manfrini: viola; Paolo Perucchetti: violoncello.
Lato B - Jazz IMPROVVISARE UN BRANO JAZZ
Il jazz è un linguaggio, ed anche il momento dell'improvvisazione ha un suo ordine interno spesso indecifrabile dall'orecchio meno esperto. Il pianista Fabrizio Puglisi si cimenta con uno standard jazz, alla scoperta della sintassi dell'improvvisazione e dei suoi 'significati'.
La musica e il linguaggio verbale: due codici che nella nostra cultura si confrontano da secoli, e la cui interazione ha dato vita ad alcune delle più alte forme d'arte di ogni tempo.
A cura di Orchestra da Camera di Mantova.
Introduce Giovanni Bietti. Musiche di L.v. Beethoven, F. Schubert, F. Mendelssohn-Bartholdy. Quartetto d'archi dell'Orchestra da Camera di Mantova: Luca Braga e Pierantonio Cazzulani: violini; Klaus Manfrini: viola; Paolo Perucchetti: violoncello.
Lato B - Jazz IMPROVVISARE UN BRANO JAZZ
Il jazz è un linguaggio, ed anche il momento dell'improvvisazione ha un suo ordine interno spesso indecifrabile dall'orecchio meno esperto. Il pianista Fabrizio Puglisi si cimenta con uno standard jazz, alla scoperta della sintassi dell'improvvisazione e dei suoi 'significati'.
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Italiano
Poche parole, tanta musica: scesa la sera, quando le lampadine illuminano la piazza in mancanza del sole, davanti a Sant'Andrea l'atmosfera si fa carica di attesa. La folla si riunisce sui gradini, e ai lati, come studenti attorno alla cattedra: e proprio studenti saranno per un'oretta, pronti ad ascoltare la 'lezione' di musica. Dopo un quarto d'ora dilatato all'infinito dalla musica, o meglio, dalla letteratura musicale dell'Orchestra da Camera di Mantova, Angelo Folletto (giornalista e critico musicale) si lancia in un appassionato invito all'ascolto: occorre imparare ad ascoltare non solo quello che ci rassicura, quella sonorità che già conosciamo perché c'è da quando siamo nati ed anche da prima, ma anche quello che ci 'sorprende', senza attivare il meccanismo del 'rifiuto preventivo'. Perché l'udito, senso veloce e friabile, va abituato ad apprezzare un qualunque tipo di composizione. E dato che le orecchie non si possono chiudere, tanto vale tentarci: l'Orchestra si riunisce ancora e si butta in "Drummer", pezzo caratterizzato dalla rottura delle basi ritmiche, che annulla l'attesa musicale e costringe, o invita, gli ascoltatori a seguire un qualcosa che non afferrano a pieno. Orchestra: non lasciatevi ingannare dalla parola. Il gruppo è composto solo da percussionisti, liberi, che si alternano negli strumenti più disparati creando un suono che colpisce. E colpisce, per prima cosa, per la sua originalità: suoni che non ci si aspetterebbe di sentire affiorano durante l'esecuzione, quasi ad incantare ed ammaliare i passanti catturandone l'attenzione, rendendoli partecipi all'ascolto. Perché una composizione, come dice Angelo, non ha senso se non viene eseguita, ed ha ancora meno senso se non viene apprezzata da qualcuno che ascolta. La caratteristica dell'udito, appunto, è quella di essere sfuggente. Udiamo un suono, una parola, un verso, e come lo concepiamo, questo ha già finito di esistere. Solamente grazie alla memoria uditiva riusciamo ad elaborare ciò che udiamo, e quello che abbiamo 'interiorizzato' può influenzare in seguito quello che ascoltiamo. Congas, lattine di tonno, gran casse, mascelle d'asino e conchiglie, ogni suono si confonde agli altri solleticando la memoria dell'ascoltatore, e proprio quella memoria poi permette di apprezzare la musica e di esserne rapiti. Quattro persone attorno ad una fila di piccole congas (tamburi del diametro di un pallone circa), hanno portato per un quarto d'ora la piazza in una dimensione parallela, e finita la magia della musica, ci siamo visti costretti a tornare nel mondo degli occhi, consapevoli però che ogni posto ha il suo suono, che da nessuna parte esiste il silenzio e che «vivere sapendo ascoltare è fare musica».