08/09/2012 - Oxford style
USCIRE DALL'EURO. UNA SOLUZIONE POSSIBILE?
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L'Oxford Style Debate è nato nel 1823 con la fondazione della Oxford Union Society, un club di accademici e intellettuali che voleva discutere di politica, senza escludere temi eterodossi e iconoclasti, ma liberi dalle pastoie universitarie. Diffusosi rapidamente in ambito anglosassone, questo format prevede che, individuato un enunciato, ci siano due relatori che intervengano a favore e due contro, secondo tempi ben stabiliti. Festivaletteratura propone per la prima volta questa formula per dibattere uno dei temi al centro della discussione economica di questi mesi. All'inizio e al termine dell'incontro sarà misurato l'orientamento del pubblico, per capire quanto il dibattito ha influenzato ed eventualmente mutato l'opinione dei presenti.
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L'Oxford Style Debate approda per la prima volta a Mantova con la partecipazione di quattro economisti di prim'ordine: Tito Boeri e Pietro Garibaldi da un lato, Loretta Napoleoni e Claudio Borghi Aquilini dall'altro, si sono confrontati sull'opportunità di uscire dalla moneta unica, discutendo senza pregiudizi di crescita, lavoro, consumi. In un clima di mal di pancia collettivo nei confronti dell'euro, considerata da molti come la causa dell'impoverimento e della maggiore fragilità del nostro Paese, il contest non poteva vertere su argomento più attuale, considerata anche la recente dichiarazione di Mario Draghi circa la disponibilità della BCE a utilizzare risorse illimitate pur di salvare la moneta unica. A pochi giorni dall'attesa decisione della Corte Costituzionale tedesca, che dovrà pronunciarsi sulla legittimità del fondo salva-stati, la giornalista economica Myrta Merlino, volto noto di La7, modera un incontro che ha certamente lasciato molti spunti di riflessione al pubblico presente, invitato, prima e dopo la conclusione del dibattito, ad esprime con alzata di mano la propria posizione sull'argomento - pro o contro l'uscita dall'euro. Un meccanismo, quello dell'Oxford Style Debate, che fa evidentemente leva sulla capacità oratoria e persuasiva dei relatori, chiamati ad argomentare con fermezza, incisività, convinzione, nel rispetto dei tempi stabiliti per ciascuno. Se Loretta Napoleoni insiste sul ricatto politico insito nella creazione della moneta unica, progetto sostenibile solo da economie o molto simili o molto flessibili, e non è questo il caso europeo, Claudio Borghi Aquilini invita a riflettere sulla condizione del Paese prima del suo ingresso nell'euro, argomentando che in fondo si stava meglio quando si stava peggio, e puntualizzando come i tragici scenari dipinti per l'Italia in caso di rinuncia alla moneta unica siano in realtà già attuali: impoverimento della classe media, inflazione, benzina alle stelle. Schierati nella squadra contrapposta, Tito Boeri e Pietro Garibaldi, già autori di diverse pubblicazioni a quattro mani e curatori del sito internet lavoceinfo.it, sottolineano invece come valutare la bontà di un'idea - la concezione dell'euro - sia una cosa, riflettere sull'opportunità reale dell'uscita del Paese dalla stessa sia un'altra. Rinunciare all'euro significherebbe secondo i due economisti aumentare il debito pubblico, che non potremmo permetterci di ricomprare, chiudere l'Italia ai mercati esteri, favorire la fuga dei capitali, l'inflazione, la svalutazione, la corsa agli sportelli bancari. Pensare di poter incrementare la crescita economica stampando moneta e facendo a meno della possibilità di finanziarci a tassi d'interesse vantaggiosi sui mercati internazionali, significa infatti ragionare in termini anacronistici: la crescita presuppone invece interventi statali e politici da porre in essere, pur rimanendo nei limiti del contesto europeo. Al pubblico l'ardua sentenza.