08/09/2012 - I luoghi del cuore

L'EX-CATTEDRALE DI OTTANA (NUORO)

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«Si direbbe che nessuna pittura sia in grado di riprodurre un così ricco paesaggio». Così scriveva Montaigne nel 1581 in viaggio per l'Appennino marchigiano. E, come Montaigne, Chateaubriand, Goethe, Cechov e numerosi altri scrittori hanno lasciato spazio nelle loro pagine alla contagiosa meraviglia del territorio italiano, in cui natura e arte si confondono in modo sorprendente. Oggi che molte delle mete raccontate in quei diari di viaggio d'eccezione rischiano di essere oggetto di degrado, è ancora agli scrittori che Festivaletteratura chiede di rinnovare la memoria di piazze, borghi e palazzi del nostro paese a cui sentono di appartenere. Ogni giorno, in uno spazio storico di Mantova poco conosciuto, un ospite del Festival descriverà il proprio luogo del cuore dialogando con il critico letterario Silvio Perrella.
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Italiano
Per il terzo incontro del ciclo "I luoghi del cuore" Bianca Pitzorno sceglie l'ex cattadrale di Ottana (Nuoro).
Il tempio, cattedrale della diocesi di Ottana, fu consacrata nel 1160 e perse il titolo quando, nel 1503, la diocesi fu accorpata ad altre diocesi del territorio. Si trova esattamente al centro del paese in posizione sopraelevata.
 All'esterno presenta un'architettura romanico-pisana, con piani uniformi. Una caratteristica di questo genere di architettura è l'essere costruita con pietre locali che restituiscono colori diversi a strisce orizzontali più scure alternate ad altre più chiare. L'interno è semplice, ad aula (navata unica), disadorna, il soffitto retto da travi in legno ed un crocifisso del Cinquecento anch'esso ligneo è appeso sopra l'altare. L'opera più bella è il polittico di Ottana: tre tavole incernierate larghe meno di tre metri dipinte a vignette su sfondo dorato. La Chiesa è dedicata a S. Nicola da Mira che, secondo la leggenda, ha resuscitato tre bambini uccisi, per farne salsicce, dal macellaio al quale erano stati affidati. Nel polittico è presente una vignetta che rappresenta la riconversione da salsiccia a bambino. Altre vignette sono dedicate a S. Francesco, ma la figura per la quale Bianca Pitzorno ha scelto questa Chiesa è quella di Mariano IV d'Arborea. È l'unica immagine esistente di un Giudice (in Sardegna sinonimo di sovrano) sardo. Dopo la fine dell'impero romano la Sardegna era rimasta legata a Bisanzio, ma all'inizio del Trecento papa Bonifacio VIII la vende ai catalani. In realtà si realizza un equivoco storico: da un lato, Ugone, padre di Mariano e Giudice, sfrutta i catalani per espellere i pisani dalla Sardegna, dall'altro, i catalani hanno intenzione di istituire un proprio feudo in terra sarda. Il risultato è che la famiglia di Ugone viene considerata come famiglia sovrana e i suoi figli, Pietro, Mariano e Giovanni, vengono mandati a studiare a Barcellona. Quello che colpisce di questa famiglia è il loro essere al di fuori delle convenzioni. Ugone, padre di Mariano, lascia un testamento in cui scrive che la seconda figlia femmina, di regola destinata al convento, possa essere libera di scegliere la sua strada e che abbia come unico obiettivo la felicità. Mariano istituisce un codice agrario che, di fatto, libera i contadini dalla gleba ed Eleonora, figlia di Mariano, regola in modo originale il reato di stupro: lo stupratore, oltre a pagare un'ammenda al sovrano, può sposare la donna stuprata se lei lo desidera, altrimenti deve occuparsi di trovarle un marito di suo gradimento. L'ex cattadrale di Ottana, quindi, come collocazione narrativa.

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