09/09/2012 - Blurandevù

BLURANDEVÙ. Volontari, all'intervista!

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«L'estrema perifericità della condizione umana, sul terzo pianeta di un sistema solare ai margini di una galassia come tante, va accolta nella sua tragica bellezza». Così Telmo Pievani ridefinisce il nostro posto nell'universo alla luce delle più recenti scoperte sull'evoluzione umana. Filosofo della scienza, animatore del portale Pikaia sull'evoluzionismo nonché curatore della mostra "Homo sapiens. La grande storia della diversità umana", Pievani ha sempre rimarcato nella sua ricerca il carattere meraviglioso e improbabile della presenza della vita sulla Terra e della nostra in particolare, privandoci di un destino predeterminato ma offrendoci in cambio un futuro ricco di opportunità legate alle nostre scelte. Sul domani della nostra specie e su quanto possiamo fare oggi, l'autore di La vita inaspettata discute con i ragazzi di blurandevù.
 

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Sulle note di "Hit the road Jack", prende il via l'ultimo "Blurandevù" di Festivaletteratura 2012. Ospite di oggi è il filosofo della scienza Telmo Pievani, che inizia l'incontro chiarendo subito alcuni termini che spesso vengono utilizzati quando si parla di scienza, e che possono non essere di facile comprensione. Partiamo da creazionismo ed evoluzionismo: con il primo s'intende quel pensiero che riconduce la vita sulla terra ad una creazione iniziale, sia esso solo nell'ottica della fede oppure basato solo sulla teoria scientifica. Spesso in merito c'è la tendenza, sopratutto negli Stati Uniti, a dover abbracciare scuole di pensiero ben definite, e così si scoprono casi estremi, come i creazionisti del diluvio, che credono che il Grand Canyon si sia formato col diluvio universale, e stanno ancora cercando l'arca di Noè. I ragazzi di "Blurandevù" fanno partire un cartoon, in cui il protagonista è Homer Simpson, dove viene rappresentata l'evoluzione nel modello lineare che tutti conosciamo, e scopriamo così che Matt Groening, uno degli autori e principale ideatore di questa serie, ha lo stesso titolo di studi di Pievani, e questo si vede nei numerosi riferimenti alla scienza che troviamo nelle puntate dei "Simpson", appunto. Si tratta certo di un efficace modello di comunicazione, e noi dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, e i cartoon vanno benissimo, per promulgare e favorire la cultura scientifica. Un altro esempio che vi viene fatto è quello del film "L'era glaciale" in cui, con la frase «Ha tentato l'equilibrio punteggiato», si fa riferimento ad un particolare caso di processo evolutivo. Bisogna tentare in tutti i modi di portare le informazioni, per fare un linguaggio non bisogna sostenere un modello unidirezionale, e nella scuola c'è lo spazio per queste sperimentazioni. Il privilegio di sapere da dove veniamo è perverso. La spiegazione evoluzionistica non è antireligiosa, è la storia di ciò che ci ha portato fin qui, la risposta alla fatidica domanda «Da dove veniamo?». E una grande lezione che ci può dare la storia evoluzionistica è che non c'è evoluzione senza diversità. L'evoluzione consiste nell'adattamento: quando c'è un problema, è come se l'evoluzione si chiedesse «Che cosa ho a disposizione per risolverlo?», non si inventa nulla, fa quello che può con il materiale che c'è. Ecco allora che l'uomo diventa bipede per un adattamento termoregolativo, per ridurre la superficie esposta al sole, e come effetto collaterale si sono liberate le mani. L'essere umano non è perfetto, siamo pieni di inerzie evolutive che ci portiamo dietro. È una storia che tutti dovremmo conoscere, eppure ne manca l'obbligatorietà nelle scuole. Un altro spunto ci viene da uno spezzone di "Io & Annie" di Woody Allen, in cui un bambino è schiacciato dall'improvvisa consapevolezza che un giorno tutto cesserà d'esistere, e la madre e lo psicologo lo esortano a convincersi che la cosa non lo riguarda, che si verificherà tra talmente tanti anni che non è un problema loro. Woody Allen interpreta con grande senso ironico la cosmologia e la contingenza del nostro destino. Rendersi conto che tutto ciò che ci circonda tra cinque miliardi di anni finirà, già prima di questo la terra avrà rallentato, la nostra galassia avrà iniziato a scontrarsi con quella più vicina, e nessuno ci sarà per vederlo, per alcuni è un'idea che porta al nichilismo. È anche molto bello, che in poco tempo, ci siamo evoluti al punto tale da poter capire tutto questo. Anche la contingenza evolutiva è storia, ci sono molti racconti sul cambiamento del nostro destino, si potrebbe fare un intero corso di filosofia sul film "Sliding doors". Noi siamo frutto del caso, e tutto il corso della nostra vita cambia in base a piccoli eventi; nell'evoluzione ci sono degli eventi che possono cambiare la storia, ma anche cose che è molto probabile che accadano a prescindere dalla casualità. Nel suddetto film c'è un messaggio iniziale di contingenza, che è fastidioso da sostenere e da accettare, così nel finale si comunica che era destino, e che sarebbe successo comunque. Se noi riflettiamo, questo finale ci è necessario, perchè non vogliamo ammettere la casualità. Ci rifiutiamo di accettare la morte casuale, e quando questa accade, scatta in noi un meccanismo di difesa, costruiamo un ingranaggio di ragionamenti che ci porta a dire che era destino, era già scritto, perchè è troppo diffice sostenere che addirittura si muore per caso. Altro video, altro spunto di riflessione: Oscar Pistorius, che corre con delle protesi alle gambe. Questi sono interventi della scienza sull'evoluzione, dietro i quali c'è la grande questione del confine che ci sarà tra naturale e artificiale. Tutti gli interventi per migliorare o addirittura salvare la vita delle persone, che sotto certi aspetti vanno a potenziarne alcune capacità, sono considerati doping? Oscar Pistorius dovrà correre nelle olimpiadi, anche se c'è chi sostiene che le protesi costituiscano un potenziamento, o nelle paraolimpiadi? Nella maratona di New York è già vietato ascoltare un mp3 mentre si corre, perché è considerato uno strumento artificiale in grado di aiutare a correre più veloci. Dalla discussione sull'etica al testamento biologico, il passo è breve. E quello che ci si chiede è: perché deve esserci la politica nelle questioni di bioetica? È necessario un pluralismo di valori, come tavolo di discussione di questi argomenti. In Italia si legifera 'in libertà di coscienza', e va benissimo, ma non si può imporre un'idea che rispecchi, per esempio, il credo religioso del legislatore. Il fatto di decidere a priori se ricevere o meno le cure, è facoltà anzi diritto di tutti, ed è sancito dalla costituzione italiana. La bioetica è un campo di studi interdisciplinare, essa necessita di giuristi, scienziati, biologi ecc... a seconda delle questioni eticamente dibattute; essa prepara il campo alla decisione, che spetta alla politica prendere, ma che va presa a nome di tutti. Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna i legislatori sono affiancati da consulenti scientifici, che vengono interrogati prima di decidere. Qual è la parola-ombrello che sceglierebbe? Una parola come protezione e rappresentazione di noi? La rispostà è: diversità. Essa è il motore di qualsiasi cambiamento sulla terra, e dell'evoluzione umana, che è una specie molto giovane e che si è evoluta in fretta. La diversità è la norma, e non lo scarto da un'essenza, da un tipo ideale. Ed è un concetto fondamentale, da riportare su tutti i modelli ed i problemi sociali di oggi.

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