05/09/2013 - Lettere da Cuba

LA DIASPORA INTERIORE

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A Cuba, rimanere o partire è una scelta ben più complessa che altrove, è una ferita aperta che attraversa la società cubana e riemerge ostinatamente nella sua letteratura contemporanea. Karla Suàrez e Wendy Guerra, le due esponenti più brillanti della nuova generazione di scrittori cubani, si confrontano su questo rapporto, così forte, complesso e ambivalente, che lega gli autori cubani alla loro isola: Wendy Guerra, che vive tutt'ora a L'Avana, dal punto di vista di chi resta (in "Tutti se ne vanno"), Karla Suàrez, da anni in Europa, da quello di chi decide di partire (ne "La viaggiatrice"). Conduce Laura Scarabelli, esperta di letteratura ispanoamericana.
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Laura Scarabelli ha incontrato oggi Karla Suárez e Wendy Guerra, due delle più importanti voci della nuova generazione di autori cubani, nonché due scrittrici donne in un Paese in cui la rivoluzione ha dimenticato la donna, portando all'affermazione di un potere maschile e di un'ideologia maschilista e dove, secondo Luisa Campuzano, recuperare il racconto delle donne è la chiave per riprendersi dalla rivoluzione.
Un tema che assume particolare rilievo quando si parla di Cuba è il dilemma andarsene o restare e il viaggio diventa una componente importante nella scrittura delle autrici. Karla Suárez ha lasciato l'isola da quindici anni per vivere in diverse capitali europee, tale lontananza le ha permesso di acquisire la distanza temporale e fisica necessaria ad uscire dalla propria realtà per raccontarla meglio. Wendy Guerra invece è rimasta, ma anche per lei il viaggio e il movimento danno vita alla dimensione in cui si colloca il suo narrare. L'autrice racconta che nella sua vita è come se ci fossero due treni, il treno di Cuba, il treno quasi immobile di un viaggio interiore e un treno che corre alla velocità della luce, aprendosi al mondo grazie alle traduzioni e fra questi due treni si trova la sua creatività. Allo stesso tempo le protagoniste di "Silenzi" di Karla Suárez e "Tutti se ne vanno" e "Nunca fui primera dama" di Wendy Guerra vivono una situazione di stasi, legata alla peculiare situazione dell'isola. Il rinchiudersi in se stessa della protagonista senza nome di "silenzi" è una risposta al caos esterno e soprattutto ad una società e ad una famiglia in cui il noi prevale sull'io, mentre lei vuole affermare la propria individualità e il proprio diritto a decidere per sé. La stasi di Nieve Guerra in "Tutti se ne vanno" e Celia Sanchez in "Nunca fui primera dama", invece, oltre ad essere un esercizio per l'autrice che deve pensare ad un modo verosimile per risolvere tale immobilità, riflette la situazione di un paese in cui gli anni passano ma le cose non cambiano mai e allora, come ha detto Laura Scarabelli, «raccontare diventa un modo per liberare le protagoniste ed anche tutti noi», permettendoci di avere un altro sguardo sul mondo. Una prospettiva che in parte ritorna nell'opera di Karla Suárez, che diventa il luogo in cui realizzare quella ribellione, quel cambiamento che nella società manca.

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