05/09/2013 - Tracce
L'INTERVISTA
2013_09_05_TR1700
Tutto per voi per mezz'ora, Alessandro Bergonzoni a domanda risponde.
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Italiano
Tenda Sordello è gremitissima: gente che sventola i programmi, chiacchiera, cerca un posto all'ombra o si rassegna a un posto al sole. Sono tutti lì in attesa di Alessandro Bergonzoni, figura poliedrica (attore, comico, autore teatrale, scrittore, artista) che durante quest'incontro lascia, per trenta - e solo trenta - minuti, libero spazio alle domande del pubblico.
Ascoltare Alessandro Bergonzoni è come vedere un vulcano in eruzione: stimolato, pungolato e confrontato con le domande anche molto complesse del pubblico, l'autore (ma lui preferisce definirsi «autorizzato») non ha mancato di soddisfare i presenti, a cui ha risposto con il caratteristico istrionismo e con il tipico gusto per il gioco linguistico - sebbene a uno spettatore che, in chiusura dell'incontro, l'interroghi sul suo rapporto con la lingua italiana, risponda scherzoso: «Non ho detto nessuna parolaccia finora, perciò lasciatemelo dire: 'fanculo l'italiano. Io sono appassionato di pensiero, non di parole. Della lingua italiana, di Dante, di Firenze, della Crusca non me ne frega niente. Voglio parlare l'esperanto del pensiero! Quando faccio l'artista ed espongo in Germania non servono traduzioni: è questo che cerco.»
Molte le domande sul tema della morte: «Credi nell'aldilà?». «Sento dei rumori, quindi qualcuno c'è sicuramente Credo nella reincarnazione, e non solo delle unghie.» E a uno spettatore che gli chiede chi richiamerebbe in vita Bergonzoni risponde: «Terzani, Calvino, mio padre ma soprattutto quelli che non ho conosciuto. Per dirgli che mancano a molte persone, ma non tanto ai loro parenti e amici: a tutti quelli che non li hanno mai conosciuti.»
Vengono poi affrontate altre grandi questioni: che ne pensa del destino? «Noi siamo artificieri, non artefici, del nostro destino.» E dei valori? «I valori non contano se non siamo pronti a riceverli. Dovremmo essere NOI di valore. Ti dirò una cosa: è arrivato il momento. Bisogna solo andare a prenderlo.»
Non manca una domanda sull'arte e l'artista: «L'arte è a prescindere da chi la fa. L'artista è chi si tiene pronto a captare le frequenze dell'arte: possiamo essere tutti artisti se alziamo le antenne.»
A proposito del silenzio, Bergonzoni, dopo aver ironicamente osservato che «lo rispetto perché lo faccio riposare », distingue nettamente il silenzio della riflessione da quello dell'indifferenza: quando ci si trova di fronte alla morte o al dolore non si può tacere, «sennò questo silenzio è connivenza e vigliaccheria.»
L'incontro si chiude ancora su una battuta a effetto: all'osservazione del moderatore, che ricorda al pubblico il titolo dell'ultimo libro di Bergonzoni, l'intervistato risponde con un invito a sorpresa rivolto a tutti i presenti: «Non leggete libri, ne leggete già troppi: scriveteli».
Ascoltare Alessandro Bergonzoni è come vedere un vulcano in eruzione: stimolato, pungolato e confrontato con le domande anche molto complesse del pubblico, l'autore (ma lui preferisce definirsi «autorizzato») non ha mancato di soddisfare i presenti, a cui ha risposto con il caratteristico istrionismo e con il tipico gusto per il gioco linguistico - sebbene a uno spettatore che, in chiusura dell'incontro, l'interroghi sul suo rapporto con la lingua italiana, risponda scherzoso: «Non ho detto nessuna parolaccia finora, perciò lasciatemelo dire: 'fanculo l'italiano. Io sono appassionato di pensiero, non di parole. Della lingua italiana, di Dante, di Firenze, della Crusca non me ne frega niente. Voglio parlare l'esperanto del pensiero! Quando faccio l'artista ed espongo in Germania non servono traduzioni: è questo che cerco.»
Molte le domande sul tema della morte: «Credi nell'aldilà?». «Sento dei rumori, quindi qualcuno c'è sicuramente Credo nella reincarnazione, e non solo delle unghie.» E a uno spettatore che gli chiede chi richiamerebbe in vita Bergonzoni risponde: «Terzani, Calvino, mio padre ma soprattutto quelli che non ho conosciuto. Per dirgli che mancano a molte persone, ma non tanto ai loro parenti e amici: a tutti quelli che non li hanno mai conosciuti.»
Vengono poi affrontate altre grandi questioni: che ne pensa del destino? «Noi siamo artificieri, non artefici, del nostro destino.» E dei valori? «I valori non contano se non siamo pronti a riceverli. Dovremmo essere NOI di valore. Ti dirò una cosa: è arrivato il momento. Bisogna solo andare a prenderlo.»
Non manca una domanda sull'arte e l'artista: «L'arte è a prescindere da chi la fa. L'artista è chi si tiene pronto a captare le frequenze dell'arte: possiamo essere tutti artisti se alziamo le antenne.»
A proposito del silenzio, Bergonzoni, dopo aver ironicamente osservato che «lo rispetto perché lo faccio riposare », distingue nettamente il silenzio della riflessione da quello dell'indifferenza: quando ci si trova di fronte alla morte o al dolore non si può tacere, «sennò questo silenzio è connivenza e vigliaccheria.»
L'incontro si chiude ancora su una battuta a effetto: all'osservazione del moderatore, che ricorda al pubblico il titolo dell'ultimo libro di Bergonzoni, l'intervistato risponde con un invito a sorpresa rivolto a tutti i presenti: «Non leggete libri, ne leggete già troppi: scriveteli».